Sono felice di partecipare a questa assemblea in cui persone di fede sono riunite attorno ad un comune denominatore: l’amore del prossimo! In un’epoca in cui i valori fondamentali sono denigrati, in cui la vita umana è mercificata attraverso la situazione drammatica dei migranti, in cui i cristiani sono sterminati e scacciati dalle regioni che sono state la culla del cristianesimo, il nostro incontro di questi tre giorni è un faro nell’oceano agitato delle passioni del nostro tempo.
Come non rallegrarsi dunque quando il tema che ci preoccupa qui nella meravigliosa città di Tirana è uno dei cavalli di battaglia del nostro Patriarca ecumenico, che da molto tempo si dedica ad aggiungere le sue forze per risvegliare le coscienze del mondo intero sul fenomeno sempre più inquietante della distruzione del nostro ambiente? Il suo lavoro incessante e la sua tenacia in questo campo hanno motivato il suo appellativo di Patriarca Verde.
“Per tutta la terra, Signore, mirabile è il Tuo nome, la Tua maestà suprema sorpassa i cieli, della tua lode è piena l’intera creazione; Tu l’Altissimo, Tu hai voluto sottometterci la terra, il mare e tutto ciò che essi racchiudono; Tu ci hai permesso di viaggiare sulle strade del cielo; così donaci la saggezza e il potere di esercitarvi la nostra opera secondo il bene e di conservare senza inquinarlo ciò che ci è affidato per lodarlo come nostro Creatore, Tu il Maestro che ci ama, nei secoli” (Vespri 1° settembre)
Il mondo è stato creato da Dio perché Dio lo ha voluto. E dunque il mondo è perfetto nella sua struttura: equilibrio, dimensione, disposizione. Meraviglia! Il mondo ha in sé la saggezza divina. Guardando il mondo, siamo di fronte al genio di Dio.
Il mondo porta in sé il segno di Dio. Ogni oggetto è al suo posto come un immenso puzzle in cui ogni pezzo è indispensabile al precedente e necessario al seguente. Come un’opera musicale, una perfetta sinfonia, un’eclatante armonia! L’immensamente grande e l’immensamente piccolo!
Il nostro rapporto con l’universo è una linea continua. L’uomo fa parte integrante del mondo, e farlo uscire significa snaturarlo. Siccome il mondo è la natura, snaturare l’uomo significa disumanizzarlo! Creati a partire dalla terra, è alla terra che torniamo: ognuno dei miliardi di miliardi di elementi che ci compongono ritornano al mondo animale, vegetale e minerale. Siamo creati da migliaia di stelle!
L’uomo riassume in sé tutta la creazione. Creato a immagine di Dio e a somiglianza di Dio, l’uomo è lo specchio del mondo, la linea di congiunzione tra ciò che ci circonda e il Creatore.
• la bellezza di un paesaggio da togliere il fiato, da far venire le lacrime agli occhi
• l’azzurro e il verde riposante,
• i colori che rilassano, che calmano,
• il rumore di una cascata che rinfresca,
• il flusso e il reflusso delle onde che ipnotizzano…
L’uomo è una scala tra la natura e Dio. Se Dio ha creato attraverso la Parola, il mondo è il linguaggio di Dio verso l’uomo. «Così il cosmo non ha soltanto il fine di convergere, attraverso la freccia del tempo, verso una situazione che permetta la manifestazione dell’uomo; la terra non deve soltanto provvedere ai nostri bisogni; il cosmo, la terra sono chiamati a diventare un dialogo tra l’uomo e Dio. Il mondo è il linguaggio di Dio verso l’uomo. Può diventare il linguaggio dell’uomo verso Dio» .
«Non spostare senza discernimento i limiti della natura, non pensare che l’insolenza resti impunita, perché raccoglierai la distruzione come giusto salario della tua mancanza di senno» (Mattutino 1° settembre).
Ogni volta che si conferisce un potere all’umanità, essa soccombe alla tentazione di usare questo potere a spese di altri, di usarlo per affermare la sua superiorità, per trasformare l’altro al suo servizio, per farne il suo schiavo.
Dio dà dei figli ai genitori perché questi ne siano i custodi, i consiglieri, i tutori. Essi trasformano questo mandato in atto di possesso: i figli diventano il loro oggetto, che deve seguire le loro aspirazioni, dare compimento ai loro sogni e desideri; domina l’aggettivo possessivo: i miei figli, mio figlio, mia figlia…
Così Dio dà all’umanità la natura, stabilisce l’uomo padrone della natura, per servirsene nel rispetto di ciò che è dato. «Ciò che è Tuo, Te lo rendiamo. Signore, Tu ci hai dato tutte queste meraviglie come un dono proveniente da Te, un regalo che ti comprende. Noi ce ne prendiamo cura e te lo rendiamo». Eppure abbiamo anche trasformato questo mandato ricevuto in una follia distruttiva.
Tuttavia, l’Eucaristia della nostra Divina Liturgia chiama ogni fedele a condividere la Tavola Comune. Comunicando al Corpo e al Sangue del Signore, noi condividiamo il Cristo tra migliaia di uomini e di donne di tutto il pianeta. E questa condivisione avviene senza restrizioni.
Come posso essere felice se mio fratello non lo è? Come posso saziarmi se mio fratello soffre la fame? Attraverso le tradizioni ereditate dai Padri della Chiesa, noi siamo portati a combattere quel modo di vivere che è il consumo a oltranza, che finisce con lo spreco e il saccheggio del nostro pianeta.
Noi non abbiamo nessuna scusa nella nostra epoca in cui l’informazione circola in modo istantaneo. Non possiamo ignorare che il pianeta è in pericolo, dato che dal 19 agosto 2015 l’Umanità è entrata in deficit ecologico, avendo la popolazione mondiale consumato la totalità delle risorse naturali che la Terra è capace di rinnovare nell’arco di un anno.
E’ molto semplice, « stiamo segando il ramo su cui siamo seduti »… e questo non fa più ridere nessuno.
Da molti decenni il mondo scientifico accumula le prove dell’impatto negativo delle attività degli uomini sullo sviluppo della natura e la distruzione irreversibile che ne consegue. Gli interessi economici e il rifiuto di cambiare uno stile di vita, come anche l’accecamento di una parte dei benestanti, hanno gettato il discredito sulle affermazioni del mondo scientifico.
La Chiesa Ortodossa non ha atteso le dichiarazioni degli scienziati per reagire e intraprendere delle iniziative.
Il 6 giugno 1989, il Santo Sinodo, sotto la presidenza di Sua Santità il Patriarca Ecumenico di eterna memoria Dimitrios doveva prendere una decisione che avrebbe segnato il corso della storia: dichiarava il 1° settembre giorno della Festa della Creazione.
Tutto è partito a metà degli anni ’80, in maniera progressiva.
Nel 1986, a Chambésy, la terza Conferenza Presinodale doveva esprimere la sua inquietudine in merito all’abuso e al maltrattamento dell’ambiente, soprattutto nelle società occidentali. Seguirono una serie di incontri inter ortodossi, di congressi e di pubblicazioni, - con la partecipazione attiva di Sua Eminenza il Metropolita Genadios di Sassime – attorno al tema della giustizia, della pace e dell’integrità della Creazione.
L’isola di Patmos, nel 1988, anno in cui ricorreva l’anniversario dei 9 secoli di esistenza del Monastero dell’autore dell’Apocalisse, avrebbe poi visto svolgersi un Convegno sotto l’egida sia del Patriarcato Ecumenico che del Ministero Ellenico della Cultura, con il tema centrale «L’Apocalisse e il futuro dell’Umanità». Sua Eminenza il Metropolita Giovanni di Pergamo, designato rappresentante del Patriarca, doveva tenere un discorso notevole, aprendo la via al Sinodo del 1989 e la prima enciclica ufficiale sull’ambiente.
Con questa enciclica, il mondo ortodosso doveva celebrare il 1° settembre non soltanto come il primo giorno dell’anno ecclesiale ma anche come giorno di preghiera per la protezione dell’ambiente.
L’anno seguente, il grande innografo del Monte Athos, lo Ieromonaco Gerassimo Mikragiannanitis, componeva un ufficio per la festa della Creazione.
Appena un mese dopo la sua elezione e intronizzazione, Sua Santità il nostro Patriarca Ecumenico Bartolomeo convocava un Convegno Ecologico a Creta, inaugurando una collaborazione stretta e di alto livello con il Principe Filippo di Gran Bretagna e Presidente del Fondo Mondiale per la Natura (WWF). I convegni seguirono ai seminari e agli incontri internazionali: cinque seminari di Chalki (dal 1992 al 1998) con la partecipazione di teologi e di professori ambientalisti di alto livello, e poi i titoli e i riconoscimenti di diverse università e organizzazioni attribuiti a Sua Santità in riconoscimento degli sforzi compiuti e delle iniziative intraprese per l’ambiente. «Dottore Honoris causa» delle Università dell’Egeo (1994), di Atene, di Edimburgo, di Yale; Premio «Sofia di Norvegia», «Scenic Hudson Award» dagli Stati Uniti d’America: altrettanti riconoscimenti che onoreranno Sua Santità e motiveranno l’appellativo di Patriarca Verde, ma anche faranno conoscere la Cattedra Ecumenica alle coscienze del mondo intero.
Convinto che tutte le preoccupazioni per l’ambiente inserite in un dialogo interconfessionale e scientifico non possono che essere salutari, Sua Santità fonda nel 1994 la «Commissione Religiosa e Scientifica» (Religious and Scientific Committee), la cui Presidenza sarà affidata a Sua Eminenza Metropolita Giovanni di Pergamo e la gestione all’instancabile Maria Beket. Sotto il loro impulso ebbero luogo le crociere internazionali, interconfessionali e interscientifiche: a Patmos nel 1995, sul Mar Nero nel 1997, sul Danubio nel 1999, sul Mare Adriatico nel 2002 (firma della «Carta di Venezia» con il compianto Papa di felice memoria Giovanni Paolo II), sul Mar Baltico nel 2003, sul fiume Rio delle Amazzoni in Brasile nel 2006, nell’oceano Artico nel 2007 e infine sul Mississippi negli USA nel 2009.
Oggi la Chiesa ortodossa è felice di vedere la Chiesa sorella Cattolica Romana unirsi a questa idea di protezione dell’ambiente. Sua Santità Papa Francesco nella sua nuova Enciclica, «Laudato si’, sulla cura della casa comune», lancia un appello vibrante al risveglio delle coscienze attorno a questo tema. Scrive tra l’altro; « (…) Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente» (8)
Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare (9) (fine della citazione).
Il nostro comportamento oggi è criminale. Viviamo nel peccato, sempre più lontani da Dio, isolandoci nella nostra autosufficienza e il nostro accecamento. Pensiamo di conoscere tutto e di avere tutti i diritti. Abbiamo trasformato il potere di gestione in potere di distruzione. E’ necessario ricordare la nostra frenesia a consumare: non si ripara più, costa troppo, ed è meglio comprare un nuovo oggetto! Tutto questo per il benessere, il confort, lo stile di vita di una piccola parte dell’umanità: il 30 % della popolazione mondiale, oggi, consuma l’89% dei prodotti mondiali. Un miliardo di esseri umani soffre per mancanza di cibo, 400 milioni sono in pericolo immediato, 20 milioni muoiono ogni anno di fame, cioè 60.000 persone al giorno!
La nostra bulimia di consumo è divenuta patologica, a immagine dei benefici che ogni anno un’impresa deve realizzare per essere “redditizia”! La corsa al profitto, l’accumulo delle ricchezze a disprezzo dell’immagine di Dio nel volto dell’altro. Il mio ego, la mia vita per la tua morte: quanti dollari vale una vita per un trafficante che riempie un gommone e manda centinaia di uomini, donne e bambini ad una morte quasi certa?
Non c’è posto per l’altro poiché il nostro ego prende tutto il posto. Dove metterci Dio? Perché occuparsi della natura? Per l’uomo snaturato essa non può essere che uno strumento al servizio di Satana.
Perché commuoversi per lo scioglimento delle nevi che priva di banchisa migliaia di foche? Perché noi facciamo parte di questo tutto che è stato creato! Ciascuno di noi ha la sua parte di responsabilità e noi possiamo nel nostro quotidiano prendere coscienza che il Signore ce ne chiederà conto.
Possa la mia preghiera unirsi alla vostra per ritrovare la nostra comunione con la natura, questo dono che il Signore ci ha lasciato, nei secoli dei secoli.
Amen.