DISCORSO DI SUA ECCELLENZA Yves SAHINGUVU, PRIMO VICE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL BURUNDI.
Eccellenze, Signori Capi di Stato e di Governo, Sua Eminenza Cardinale di Cracovia, Eminenze, Eccellenze, Distinti invitati, Signore e Signori
Siamo molto felici di ritrovarci qui, in una cornice incantevole e appassionante a un tempo, per testimoniare l’efficacia del dialogo interreligioso e interculturale nella risoluzione dei conflitti, e contribuire al suo arricchimento attraverso la testimonianza dell’esperienza che il mio paese, il Burundi, ha appena attraversato.
Vorrei innanzitutto presentare il mio sentito ringraziamento ai promotori e agli organizzatori di questo evento, che mi vede partecipare in virtù dell’invito rivolto a Sua Eccellenza Signor Pierre NKURUNZIZA, Presidente della Repubblica del Burundi che ho qui l’onore di rappresentare.
Un tale evento ci rammenta la storia dell’umanità, ci mette in allarme sulla fragilità dell’armonia che cerca e costruisce l’Uomo in ogni tempo, e ridesta la vigilanza che dobbiamo avere.
Dovremmo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità perché il mondo intero possa beneficiare largamente degli insegnamenti che verranno da qui.
Veniamo da un paese lontano, il Burundi nella regione africana dei Grandi Laghi, che ha conosciuto oltre un decennio di conflitti armati, dai quali stiamo fortunatamente uscendo con il sostegno della Comunità Internazionale.
La durata del conflitto, come la crisi politica in tutta la regione, la crisi finanziaria e lavorativa che conosciamo oggi, manifestano con evidenza che l’uomo non sarà in grado di trovare soluzioni definitive alla complessità dei problemi posti senza l’aiuto di Dio. Noi dobbiamo agire di conseguenza ognuno secondo le proprie possibilità.
Il processo di globalizzazione spontanea in corso, fondata solamente sulla crescita non ha forse mostrato i suoi limiti in relazione ai molteplici e incresciosi effetti che possiamo constatare in termini di squilibri tra paesi e tra cittadini internamente agli Stati?
I continui insuccessi dei meccanismi di regolazione economica e sociale mostrano a sufficienza che l’opera dell’uomo resta sempre incompleta e che occorre continuare a cercare altre vie di soluzione.
Che spiegazione si può dare a queste imperfezioni dell’Uomo? Quali ipotesi si possono avanzare?
Eminenze, Eccellenze, Signore e Signori,
Dopo il genocidio degli ebrei in Europa, sono state adottate misure impressionanti per evitare che l’umanità conoscesse di nuovo tragedie simili, giungendo sino alla creazione di un organismo internazionale che vigilasse.
Gli avvenimenti successivi, mostrano piuttosto la fragilità dell’armonia che l’Uomo cerca e costruisce in ogni tempo. E’ esattamente quello che è successo nella Regione dei grandi Laghi in Africa
In Burundi per oltre dieci anni una guerra fratricida ha sconvolto il paese generando vedove e orfani nella miseria più totale. Essa ha travolto il nucleo principale dell’infrastruttura economica e sociale a discapito dei cittadini che volevano la pace.
L’approccio della risoluzione del conflitto attraverso il dialogo tra belligeranti voluto dagli uni, era visto come un tradimento o una viltà da parte degli altri, partigiani del regolamento di conti attraverso la violenza.
Oggi nessuno in Burundi dubita più che il dialogo ha le sue virtù ed è imprescindibile per risolvere i conflitti.
La Comunità di Sant’Egidio si era impegnata per far comprendere che non c’era altra via che il dialogo e facilitò i primi negoziati che tennero a Roma: il popolo burundese gliene sarà per sempre grato.
I negoziati di Arusha hanno avuto dunque come propulsore le trattative di Sant’Egidio nello spirito della solidarietà internazionale, della complementarietà interculturale e interreligiosa.
Siamo molto felici di portare questa testimonianza di successo nel momento in cui il nostro paese ha ritrovato la pace e non conosce più la guerra. Lo sappiamo, ormai:con l’uso della violenza ci si impantana nei conflitti, con il dialogo si ristabilisce e si rende durevole la pace.
Vorremmo approfittare di questo momento per esprimere a nome del popolo burundese la nostra profonda gratitudine a tutta la comunità internazionale che ha contribuito a questo processo, e in particolare alla Comunità di Sant’Egidio.
Dopo il conflitto, è venuto il momento della ricostruzione. Essa è ardua come i nuovi cantieri. Bisogna riedificare tutto, sostenere le vedove e gli orfani, reintegrare gli ex combattenti nella vita civile, e i bambini soldato, e tutto ciò ha dei costi che il nostro paese non può affrontare.
Vorrei approfittare di quest’occasione per chiedere, a nome della solidarietà interreligiosa e interculturale, che uno sguardo di benevolenza sia rivolto in permanenza al Burundi e che l’azione di sostegno avviata laggiù dalla comunità internazionale prosegua, la Comunità di Sant’Egidio capisce bene cosa voglio dire.
Sollecitiamo in particolare il vostro appoggio e sostegno nella preparazione e nello svolgimento delle elezioni in programma per il 2010.
Finisco ringraziandovi ancora una volta per averci invitato a questo evento e per l’accoglienza calorosa che ci avete riservato al nostro arrivo.
Grazie