16 Ottobre 2018 19:45 | Piazza Maggiore

APPELLO DI PACE 2018



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APPELLO DI PACE 2018
 
Donne e uomini di religioni diverse, su invito della Comunità di Sant’Egidio e dell’Arcidiocesi di Bologna, siamo convenuti come pellegrini in questa bella e accogliente città. Siamo spinti da una consapevolezza e da una responsabilità: la pace non è mai acquisita per sempre e va sempre ricreata insieme, purificando il cuore e le menti, aiutando i popoli a guardare negli occhi l’altro e a non restare prigionieri della paura.
 
Negli anni trascorsi dentro la globalizzazione, è mancata una unificazione spirituale, il sogno di un mondo in pace è stato negato da troppe disuguaglianze, da ingiustizie, da nuove guerre, dalla produzione di nuove, troppe armi, dalla creazione di muri che sembravano superati per sempre. Eppure tutti, con la guerra, sono perdenti, anche i vincitori del primo momento.
 
In questi anni, lo Spirito di Assisi, ha aiutato a incontrarsi, ha svelato come la guerra nel nome della religione è sempre guerra alla religione. La guerra è sempre un’”inutile strage”, è contro l’uomo. Per questo, con la preghiera e con la solidarietà con quanti soffrono in tante parti del mondo, vogliamo dare il nostro contributo per costruire “ponti di pace”. Il nostro è un tempo di grandi opportunità, ma anche di perdita di troppi ponti infranti e di nuovi muri. E’ un tempo di perdita di memoria e di spreco di aria, acqua, terra, risorse umane; questo spreco scarica sulle future generazioni pesi e conti insopportabili. Abbiamo ascoltato memorie dolorose da paesi in guerra e testimonianze da terre dove rinascono frontiere, muri e contrapposizioni. 
 
C’è tanta attesa di pace da parte degli umili, e dei poveri della terra, dei feriti dalla vita. Non possiamo chiuderci nel pessimismo o, peggio, nell’indifferenza.
 
Bisogna cambiare i cuori e aprire le menti alla pace. Ci impegniamo a lavorare per rimuovere quanto spesso è all’origine di molti conflitti: l’avidità di potere e di denaro, il commercio delle armi, il fanatismo, il nazionalismo esasperato, l’individualismo e l’affermazione del proprio gruppo elevato a criterio assoluto, la creazione di capri espiatori. Ci impegniamo anche a creare e salvaguardare i legami umani per superare la solitudine che diviene sempre più la cifra delle nostre società. Giovani soli senza prospettiva se non la migrazione, anziani abbandonati a morire soli, paesi ignorati, guerre dimenticate: tutto questo ci spinge ad un maggior impegno comune.
 
Le religioni, come i popoli, hanno varie strade davanti. Lavorare all’unificazione spirituale che è mancata finora alla globalizzazione e a un destino comune dell’umanità. O, d’altra parte, seguire il tempo e lasciarsi utilizzare per rafforzare le resistenze alla globalizzazione, sacralizzando confini, differenze, identità e conflitti. O, infine, restare chiusi nei propri recinti di fronte a una globalizzazione tutta economica.
 
L’assenza di dialogo, la cultura del disprezzo e la scelta per i muri indeboliscono le religioni e il mondo. I muri non rendono più sicuri, ma mettono a rischio la sopravvivenza di intere comunità. Negano il centro della religione, perché il dialogo è parte fondamentale della loro esperienza umana e spirituale. 
 
Le religioni sono legame, comunità, mettere insieme. Sono ponti, creano comunanza, ricreano la famiglia umana. Se si perde il senso di un destino comune è una sconfitta per l’umanità e per tutti i credenti. Le religioni, nella loro sapienza millenaria, levigate dalla preghiera e dal contatto con la sofferenza umana, sono laboratori viventi di unità e di umanità, rendono ogni uomo e ogni donna un artigiano di pace. 
 
Occorre oggi cambiare il proprio cuore per costruire un futuro di pace. Questo è il punto di partenza! Non siamo soli in questo compito immenso. La preghiera è la radice della pace, aiuta a non schiacciarsi sul presente. Sì, la forza debole della preghiera è l’energia più potente per realizzare la pace anche laddove sembra impossibile. Per questo lo ripetiamo: non c’è futuro nella guerra. Possa Dio disarmare i cuori e aiutare ognuno a essere un ponte di pace. Possa Dio aiutarci a ricostruire la comune famiglia umana e ad amare “nostra madre terra”. Perché il nome di Dio è la pace.
 
Bologna, 16 ottobre 2018