15 Settembre 2019 18:00 | Palacio Municipal de Congresos
Intervento di Ilarion alla Cerimonia d'inaugurazione Pace senza Confini
Eminenze ed eccellenze,
Stimato prof. Riccardi e membri della Comunità di Sant'Egidio,
Cari fratelli e sorelle,
Il grande asceta della Chiesa ortodossa russa Serafino di Sarov ammaestrava i suoi figli spirituali con le parole «Acquisisci uno spirito di pace e migliaia intorno a te si salveranno». La profondità spirituale di queste parole è tale, che in ogni epoca la loro attuale verità risuona con nuova forza. Sembrano, infatti, parole pronunciate per il nostro tempo, segnato da numerosi conflitti, guerre, atti terroristici, ingiustizie sociali e crisi ecologica di carattere globale.
Nell’insegnamento di San Serafino, che prosegue la tradizione dell’antica ascesi cristiana, è contenuta una profonda verità: la trasfigurazione del mondo circostante inizia con la trasfigurazione del mondo interiore dell’uomo. In altre parole, se vogliamo cambiare le circostanze esterne alla nostra vita dobbiamo per prima cosa partire da sé. «Quando un uomo acquisisce lo spirito di pace – diceva il santo –, può allora riversare su altri la luce che rischiara lo spirito».
Conosciamo numerosi esempi in cui si è tentato di trasformare in modo radicale la società e che, in realtà, hanno portato violenza, odio e contrapposizione sociale. Sono stati tentativi infruttuosi proprio perché, tentando di cambiare la società, l’uomo non ha cambiato se stesso ed è stato mosso dallo spirito di inimicizia e non da quello di pace. Purtroppo al giorno d’oggi siamo testimoni di una escalation di violenza che si nasconde dietro a slogan religiosi. Gruppi radicali organizzano atti terroristici che creano migliaia di vittime assolutamente innocenti. Il livello di profanazione è tale che i terroristi compiono le loro azioni anche durante le celebrazioni nelle chiese, dando prova di quale tipo di spirito li animi. Il loro spirito, infatti, non è lo Spirito di Dio, perché, secondo le parole dell’apostolo Paolo «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23). Durante lo storico incontro de L’Avana, Sua Santità Papa Francesco e Sua Santità il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill hanno ribadito con forza: «Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, “perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14,33)». (punto 13).
Cristo dopo essere risorto dai morti ha salutato i Suoi discepoli con le parole «Pace a voi!» ed ha comandato ai suoi discepoli di predicare questa pace di Dio addirittura fino ai confini della terra. Questa missione è affidata a chiunque si consideri discepolo e seguace di Gesù Cristo. I cristiani, infatti, sono chiamati ad «acquisire uno spirito di pace», cioè a crescere in uno spirito di pace e di amore verso tutto il creato, imitando il Creatore, e a portare questa pace e questo amore a tutti coloro che li circondano per la loro salvezza. Il profeta Isaia, parlando dell’altezza di questa vocazione, esulta: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza» (52,7).
La storia del cristianesimo ha offerto meravigliosi esempi di servizio alla pace: è l’esperienza di numerosi santi attraverso i quali ha agito lo Spirito di Dio. Esempi di mitezza, di carità, di perdono, di lunga sopportazione: basti ricordare il nome di Serafino di Sarov, che riversava amore sia negli uomini che negli animali, e quello di Francesco di Assisi, che predicava la pace ai musulmani e con amore si rapportava a tutta la creazione.
Lo Spirito Santo suscita anche oggi operai che lavorano per la pace, che offrono le proprie energie per far superare i pregiudizi, per cercare vie di dialogo, per creare comprensione reciproca tra religioni e popoli. Uno dei luminosi esempi di tale servizio alla pace è rappresentato dalla Comunità di Sant’Egidio, che ogni anno organizza questo incontro internazionale con eminenti rappresentanti delle Chiese cristiane e delle altre religioni, del mondo della politica e della cultura, allo scopo di creare ponti tra persone che appartengono a differenti orizzonti di pensiero e culture, di fermare l’inimicizia, e di costruire una pace solida e benefica nel mondo. Noi tutti siamo qui riuniti grazie all’indefesso lavoro dei membri della Comunità di Sant’Egidio. Io vorrei esprimere profonda riconoscenza al suo fondatore, lo stimato prof. Andrea Riccardi, al presidente prof. Marco Impagliazzo, e a tutti i cari amici di questa Comunità per la fedeltà al servizio ispirato dalla Parola di Dio da oltre cinquant’anni.
Colgo anche l’occasione, in questa sede, per esprimere i miei auguri all’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi, per la sua imminente elevazione al cardinalato, il prossimo 5 ottobre. Questa nomina, voluta da Sua Santità Papa Francesco, è un evidente riconoscimento all’operato di Sua Eminenza, anche nel campo della pace, ma è pure un riconoscimento al merito di tutta la Comunità di Sant’Egidio nella multiformità del suo servizio. Sono sicuro che tale riconoscimento sarà di ispirazione per nuove iniziative a favore del dialogo tra le religioni e dei poveri.
Oggi questo dialogo è sempre più necessario e urgente. Vorrei nuovamente citare le parole rivolte da Papa Francesco e dal Patriarca Kirill ai rappresentanti delle diverse religioni: «In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose» (punto 13). Solo il dialogo nel nome della pace aiuterà i popoli a elevarsi al di là degli interessi contingenti e a unirsi per opporsi alla violenza e al terrorismo, a portare una parola di pace e consolazione là dove già da anni imperversa la guerra. Ciò sarà possibile solo quando la pace regnerà nelle nostre anime, quando la predicazione della pace sarà testimoniata in ogni momento della vita e incarnata in opere concrete ogni giorno.
«Acquisire uno spirito di pace» è una scuola di perfezionamento spirituale che implica la crescita nell’amore. Proprio per questo Papa Francesco e il Patriarca Kirill nella loro Dichiarazione congiunta hanno rivolto particolare attenzione all’educazione dei credenti allo spirito del rispetto per l’altro. Dal rispetto per l’altro, dall’attenzione per i bisogni altrui, dalla cura del mondo circostante inizia l’assimilazione da parte dell’uomo dei doni spirituali, uno dei quali è proprio la pace interiore.
È incoraggiante vedere che già ora i credenti di differenti religioni uniscano gli sforzi per raggiungere la pace e per curare le ferite causate dalla guerra. In Russia da vari anni è attivo un gruppo per l’aiuto umanitario alla popolazione siriana, dove fianco a fianco operano cristiani di diverse confessioni e anche musulmani. Grazie al lavoro di questo gruppo, molti abitanti della Siria di differente credo religioso che hanno sofferto per la guerra possono ricevere aiuto. Questa collaborazione diventa una scuola di pace per tutti coloro che vi partecipano, perché insegna a superare l’egoismo e ad aprire il cuore all’altro.
Tutti noi, riuniti in questo Forum a Madrid, intendiamo portare il nostro contributo alla causa della pace, invocando la misericordia di Dio in aiuto alla nostra debolezza umana. Per questo, come conclusione del mio intervento, vorrei rivolgere a tutti le parole dell’appello pastorale del Papa e del Patriarca: «Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole e affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo» (punto 11).