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Justin Welby

Arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana
 biografia
C’è un dipinto di artista inglese, George Watts, intitolato “Dopo il diluvio”. In esso, un sole enorme emerge dalle nuvole. Vuole rappresentare una scena del Diluvio di Noè, il giorno in cui Noè apre la finestra e vede che l’inondazione è finita e scorge un ritorno alla normalità. E’ un panorama di mare – l’acqua è ancora lì, la domina la luce della nuova creazione. La mano di Dio divide chiaramente tra la speranza e il caos.
 
Abbiamo davvero sperimentato il diluvio, abbiamo visto spazzato via tutto quello che conoscevamo e che sentivamo familiare. L’impatto della pandemia durerà decenni. Sarà, certo, un momento fondamentale nella epidemiologia moderna, ma molti di noi saranno toccati più semplicemente nella  loro vita quotidiana, nei ricordi, nella cultura, nei viaggi – anche nei modi di lavorare e di interagire con gli altri .
Questi eventi enormi e le loro conseguenze definiranno non solo noi come individui, ma le nostre comunità e paesi per i decenni a venire.
Molte conseguenze della pandemia sono state sentite immediatamente – massicciamente e spesso dolorosamente.  Mentre i mattoni della “normalità” crollavano, abbiamo percepito – per molti, come mai prima di allora – il senso della nostra fragilità, dolore e mortalità. Gli idoli del nostro tempo – fossero salute o scienza o prosperità o qualsiasi altra distrazione che cadiamo nell’errore di credere onnipotente – sono stati rovesciati e si sono rivelati senza potere.
 
Ora che tutto è caduto in pezzi, possiamo decidere come ricostruire. Nella Bibbia, la prima lettera di Pietro descrive le persone “pietre viventi … per un edificio spirituale”. Ciascuno di noi compone queste pietre vive, che, ricostruite, trasformeranno il mondo per la gloria di Dio e l’amicizia reciproca.
Nella nostra separazione, abbiamo acutamente sentito l’importanza dell’amicizia – sento oggi la gioia di radunarci insieme, dopo tanto tempo da soli. Non perdiamo di vista l’importanza di questa amicizia e di questa cooperazione, dei legami che ci uniscono e che sono più profondi dell’origine, della razza, della classe, del genere, dell’appartenenza politica o di qualsiasi altra cosa che possa dividerci. 
Di fronte alla comune minaccia, i popoli e le comunità locali si sono riunite per aiutarsi e servirsi le une le altre, ma abbiamo anche visto gli effetti divisivi della pandemia. Le questioni di equità dei vaccini e di diseguale accesso ai servizi sanitari mostrano molto chiaramente come siamo ancora capaci di avidità, di abbandonare i nostri vicini, anche quando inevitabilmente ci costerà caro in futuro – la pandemia di COVID-19 ha rivelato un profondo desiderio di preservare noi stessi, anche se molti riconoscono che l’epidemia non potrà finire in nessun paese finché non sarà arrestata in tutto il mondo.
 
Sia a livello nazionale sia globalmente, la pandemia ha lacerato la carta che copriva le crepe della nostra società. Ha rivelato i luoghi in cui iniquità e ingiustizia hanno preso dimora nel buio dell’ignoranza e dell’egoismo. Al tempo stesso, però, ha rivelato forse insospettate – la nostra resilienza, la nostra capacità di adattarci e innovare a fronte di un cambiamento grande e improvviso.
E questo è davvero un tempo di mutamento straordinario e rapido, che è stato accelerato dalla pandemia. Abbiamo visto un cambiamento che gli scienziati non si aspettavano per un altro centinaio di anni, un cambiamento che sembrava fantascienza solo uno o due decenni fa. Forme di trasposto autonomo sono ora possibili, non solo per i veicoli, ma anche per navi ed aerei. L’intelligenza artificiale sta avanzando rapidamente e solleva questioni esistenziali per le persone riguardo alla loro identità, fino al significato dell’essere umani. Le comunicazioni sono irriconoscibili, enormemente potenti e immensamente sovversive dell’ordine esistente e delle strutture di molte società e istituzioni. La medicina sta avanzando ancora più rapidamente da quando la decodificazione del genoma umano sta iniziando a portare frutti. Per molti di noi, l’impatto di questi cambiamenti sarà rivoluzionario  - per il lavoro, lo sviluppo, l’aspettativa e la qualità di vita, come per le terribili possibilità di guerra o per i meravigliosi doni di pace. 
 
Al tempo stesso il pianeta geme sotto il peso dei popoli e delle economie che sostiene. Crescono tensioni sociali poiché società e strutture tradizionali resistono o cercano di adattarsi al cambiamento. Ci confrontiamo con molteplici paradossi. Siamo più connessi, ma più soli. Viviamo in un tempo di inimmaginabile ricchezza, ma anche di disperata povertà. Siamo consapevoli come mai prima del clima, ma stiamo appena iniziando ad intraprendere azioni concrete contro il cambiamento climatico. Questa è una marea che sta iniziando a salire, mentre chiese, governi e popoli iniziano a comprendere la profonda minaccia esistenziale che il cambiamento climatico pone e l’impatto che sta già provocando sulle vite delle persone nel mondo.
Questi problemi non sono disgiunti: sono collegati dal fatto che non abbiamo amato e considerato tutte le persone di questo mondo allo stesso modo. Non abbiamo apprezzato i differenti doni che Dio ci ha dato. Non abbiamo visto il volto di Dio in ogni persona. Non abbiamo amato il nostro prossimo come noi stessi. 
 
Abbiamo di fronte l’opportunità  - in questo momento storico diverso da qualsiasi altro che molti di noi abbiano mai sperimentato – di cogliere questo tempo di grande cambiamento e di plasmarlo in modo che il nostro mondo serva coloro che sono poveri ed emarginati, in modo che curiamo l’ambiente, in modo da essere ravvicinati e non divisi da promesse e idoli falsi.
Dobbiamo trovare nuova forza e impegno appassionato per immaginare noi stessi di nuovo durante tale cambiamento. Re-immaginare tutto in questo contesto mutevole e con tanti impulsi e pressioni richiede che siamo ancorati a valori costanti e flessibili. E’ successo prima d’ora e ci sono buone ragioni per credere che ce la faremo, con gran beneficio del mondo. Ma non succederà per caso. 
 
Avremo bisogno di immaginazione per cogliere questo momento, di leadership ad ogni livello della società e di coraggio per difendere ciò che è giusto, non solo quello che sembra facile.  Soprattutto dovremo lavorare insieme per affrontare i comuni nemici del cambiamento climatico, dell’ingiustizia e della diseguaglianza. Matteo 12:25 recita: “ Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa in se stessa non potrà reggere”. Un mondo che si lacera nell’avidità, nell’ignoranza, nella crudeltà e nell’egoismo e nel disprezzo degli altri non reggerà. Un mondo in cui le pietre vive si fondono insieme per creare una struttura infrangibile resisterà.
Questo non significa che dobbiamo essere d’accordo su tutto! E’ per questo che c’è la politica, per impegnarsi bene sulle questioni che definiscono come viviamo e come viviamo l'uno con l'altro. Ma significa che, quando non siamo d’accordo, dobbiamo farlo bene e amarci gli uni gli altri attraverso la divisione. 
 
Pronti o meno, stiamo entrando in un nuovo mondo, una nuova creazione. Il filosofo francese, Jacques Maritain disse:  ‘Un uomo coraggioso fugge in avanti nel mezzo a cose nuove”. Possano queste cose nuove essere opportunità per avvicinarci a Dio, un momento per imparare dagli altri e amare il prossimo – e possiamo essere persone di coraggio, che volano senza paura in avanti insieme per risolvere le sfide e le opportunità che si trovano sul nostro cammino.