Condividi su

Keiichi Akagawa

Direttore di Rissho Kosei-kai International, Giappone
 biografia
I. Saluti
Buon pomeriggio. Sono molto felice di essere stato invitato all’incontro annuale di preghiera di quest’anno. Sono anche grato perché, dopo il protrarsi della pandemia da COVID-19, possiamo incontrarci ancora una volta di persona.
 
Mi chiamo Keiichi Akagawa, e sono Direttore di Rissho Kosei-kai International. Rissho Kosei-kai è un’organizzazione laica Mahayana Buddhista fondata in Giappone nel 1938, e oggi è una famiglia di circa un milione di membri in tutto il mondo. Vorrei iniziare con l’esprimere la mia sincera gratitudine alla Comunità di Sant’Egidio per aver invitato Rissho Kosei-kai a partecipare a questo convegno e per avermi dato l’opportunità di prendere la parola in questa conferenza, come negli anni scorsi. 
 
II. Audacia significa correre rischi
Vorrei iniziare con il tema di questa conferenza. La parola “audacia" significa "una volontà di correre grossi rischi”. Quando imparai il significato di questa parola, la prima cosa che mi venne in mente fu Buddha Shakyamuni. Shakyamuni era pieno di uno spirito di "audacia" quando insegnava l’eguaglianza umana, dichiarando che ogni persona, indipendentemente dall’età, dal genere, dalla nazionalità, può suscitare e compiere la liberazione dai lacci della sofferenza. 
 
La parola “audacia” mi ricorda anche una scena di 45 anni fa. Alla prima sessione speciale sul disarmo delle Nazioni Unite nel 1978, il Rev. Nikkyo Niwano, fondatore di Rissho Kosei-kai, fece un appello ai leader delle Nazioni Unite e all’Unione Sovietica, i due avversari della guerra fredda, a lavorare per la pace con le seguenti parole:  
   “Motivati dalle nostre diverse religioni, possiamo suggerire che gli uomini di stato devono assumersi dei rischi per la pace come stanno facendo oggi con le armi? Chiedo in particolare al Presidente Carter e al Primo Segretario Breznev, invece di rischiare con le armi, di assumersi maggiormente dei rischi per la pace e il disarmo. Sollecitiamo iniziative nazionali e locali per il disarmo, che potrebbero essere bilaterali oppure non esserlo. Chiediamo che ogni Stato, per forza e non per debolezza, si assuma maggiori rischi per la pace e il disarmo”
Audacia è correre grossi rischi, e solo correndo dei rischi possiamo raggiungere la pace. Per questo la pace è sempre “audace”. 
 
III. Le crisi umanitarie del nostro tempo
Il tema di questo panel è “Le crisi umanitarie del nostro tempo”. Malgrado il progresso economico e tecnologico che l’umanità ha conosciuto, le crisi umanitarie sembrano ripresentarsi continuamente. Purtroppo ce ne sono troppe da analizzare in dettaglio, ma individuerò alcune delle crisi principali che l’umanità oggi deve affrontare. 
 
Innanzitutto la crisi umanitaria in Ucraina, a seguito dell’invasione da parte della Russia. Questo conflitto ha provocato il dislocamento di civili, la distruzione di infrastrutture, un’enorme perdita di vite umane, e reso difficile l’accesso a risorse essenziali. Questo conflitto reclama gli sforzi internazionali per alleviare le sofferenze e ristabilire pace e stabilità nella regione. 
 
In secondo luogo, il popolo Rohingya, una minoranza etnica e religiosa nell’Asia meridionale, ha affrontato una continua crisi umanitaria durata decenni. La loro situazione comporta persecuzioni, profughi, ed è complicata da complessi fattori geopolitici.
 
Terzo: la crisi umanitaria risultante dalla Guerra civile in Yemen è molto preoccupante. La guerra ha portato grandi sofferenze e malattie tra la popolazione civile, causate da grave scarsità di cibo, acqua potabile, forniture mediche.
 
Quarto: la crisi umanitaria in Siria è una situazione complessa e annosa, caratterizzata da conflitti interni, dislocamenti, e ampie violazioni dei diritti umani. 
 
Quinto: la crisi migratoria in Europa e nell’America del Nord. Un grande afflusso di migranti e rifugiati che fuggono conflitti, persecuzioni, povertà e cambiamenti climatici, ha posto sfide rilevanti a entrambi i continenti. 
 
Infine, il cambiamento climatico viene riconosciuto sempre più come una crisi umanitaria a causa del suo profondo impatto sulle popolazioni vulnerabili e della sua capacità di esacerbare problemi già presenti di carattere sociale, economico e politico. 
 
IV. Cure palliative
Buddha veniva spesso chiamato “il grande medico” perché insegnava come curare la malattia spirituale. E proprio come un medico, Buddha trattava la malattia spirituale in due modi. Per prima cosa dava alla gente sollievo e benessere curando le sofferenze che provavano per motivi spirituali. Queste pratiche sono come le cure palliative di un dottore che riduce le sofferenze accompagnando i sintomi della malattia. In secondo luogo, Buddha insegnava delle pratiche per curare le malattie spirituali soggiacenti che sono la causa della sofferenza umana. Questo può essere paragonato alla cura di un medico clinico, che elimina il male alla radice della sofferenza. 
Di fronte all’immensa sofferenza umana di tante crisi umanitarie del nostro tempo, dobbiamo agire per alleviare la sofferenza immediata della gente. Per fare qualche esempio di questo tipo di cura palliativa, condividerò con voi quello che conosco meglio, alcuni sforzi che compie Rissho Kosei-kai. 
 
Il più antico è la campagna “Dona un pasto” iniziata come risposta alla fame. Oggi, i fondi di "One Meal Peace Fund" sono usati per supportare attività a favore di regioni povere, attraverso una grande varietà di progetti in dodici paesi che si focalizzano sull’alleviare la povertà, sull’educazione e lo sviluppo di risorse umane, sull’emergenza e il sostegno alla ricostruzione, iniziative ambientali, assistenza ai rifugiati, ma anche sanità e welfare. 
 
Un altro modo in cui Rissho Kosei-kai ha cercato di alleviare la sofferenza di tanti nel mondo comprende il sostegno morale e finanziario a due progetti di Sant’Egidio: il progetto DREAM e il progetto BRAVO.
 
Negli anni ‘80 Rissho Kosei-kai si era impegnata a sostenere i rifugiati dal Vietnam istituendo centri di accoglienza in Giappone. E, come molte delle esperienze religiose rappresentate qui oggi, Rissho Kosei-kai ha fornito assistenza ai rifugiati dopo l’invasione russa in Ucraina del febbraio 2022. 
 
Questi sono soltanto alcuni modi in cui abbiamo cercato di rispondere alle crisi umanitarie, e so che tutte le fedi rappresentate qui oggi hanno lavorato allo stesso modo instancabilmente per alleviare nell’immediato la sofferenza umana dovuta alle crisi umanitarie del nostro tempo. 
 
V. Le cure cliniche
Dobbiamo rispondere a chi soffre e dargli sollievo e benessere. Ma nella sua saggezza Buddha ci ha anche insegnato che non dobbiamo confondere l’alleviare il dolore e le difficoltà della sofferenza nell’immediato con la vera liberazione. Allo stesso modo, il buon medico allevia la sofferenza di un sintomo, mentre contemporaneamente lavora per eliminare la malattia profonda che provoca il sintomo. 
 
Tutti noi capiamo questo intuitivamente. Supponiamo che qualcuno che soffra spesso di mal di testa per la pressione alta prenda l’ibuprofene per il dolore. Sperimenterà un sollievo momentaneo dal suo disagio ma non si sarà liberato davvero del problema. Non si riprenderà mai dai mal di testa ricorrenti finché non avrà affrontato la sua pressione alta, che ne è la causa alla radice. 
 
Le crisi umanitarie sorgono una dopo l’altra perché le cause soggiacenti restano ampiamente non affrontate. Le nostre risposte salvano vite e così via, ad un livello individuale noi aiutiamo le persone a raggiungere il sollievo dalla sofferenza, ma credo che per raggiungere una pace duratura e porre fine al continuo sorgere di nuove crisi umanitarie, dobbiamo anche cercare di curare le cause alla radice delle crisi umanitarie. Per questo vengo guidato dagli insegnamenti di Buddha 
 
Buddha insegnava che i mali profondi che provocano la sofferenza umana sono l’avidità, la rabbia, l’ignoranza dei nostri cuori, che lui chiama “i tre veleni”. Tra questi, l’ignoranza è il più grave. E’ un tipo particolare di ignoranza. E’ ignorare l’unità di noi stessi con gli altri. Le nostre vite sono interdipendenti e intrecciate: e dal punto di vista del Lotus Sutra, il primo testo di Rissho Kosei-kai, siamo tutti manifestazioni della stessa identica entità, per questo l’umanità è una. Ogni fede conosce questa entità, questa profonda unità, con nomi diversi. Per quelli di noi che praticano il Lotus Sutra, vediamo questa entità come Buddha eterno ed originale e crediamo che siamo tutti figli di Buddha. A causa di questa fondamentale unità, le sofferenza di un’altra persona sono le nostre sofferenze, e provocare danno ad un altro, è in definitiva, far male a noi stessi. La nostra difficoltà a capire questo è l’ignoranza fondamentale che porta avidità e rabbia nell’essere, e tutte le sofferenze umane, compreso guerra, conflitto razziale, disparità economica, pregiudizio, e persino la crisi climatica, in un modo o nell’altro sono tutte espressione della rabbia e dell’avidità causate dall’ignoranza. 
 
La cura clinica per le crisi umanitarie viene trovata trasformando i tre veleni dell’avidità, della rabbia e dell’ignoranza in generosità, compassione e saggezza. Il Lotus Sutra mi insegna che questo può essere fatto praticando la via di bodhisattva. Molto semplicemente, la via di bodhisattva è vivere nella consapevolezza dell’unità dell’umanità. 
 
Se riconoscessimo la nostra entità profonda, che possiamo considerare come la nostra vita condivisa, una grande vita che viviamo tutti insieme, potremmo abbracciare i diversi paesi, le culture, i modi di pensare e le molte fedi dell’umanità. E capire l’unità tra noi e gli altri ci aprirebbe anche gli occhi alla verità profonda che, come manifestazione della stessa identica entità che ci dà il dono della vita, coloro i quali guardiamo come nostri nemici, sono in questo mondo per insegnarci qualcosa e per renderci migliori, più saggi e più umani. 
 
VI. Una chiamata ad essere “audaci” 
Capisco che è difficile per noi mostrare al mondo un cammino verso soluzioni permanenti alle crisi umanitarie. Tuttavia, possiamo aiutare a far muovere le nostre società e i nostri paesi in una direzione migliore. Puoi vedere te stesso e gli altri intorno a te come una cosa sola ed espandere questa visione fino a includere la tua comunità locale, il tuo paese, e le persone di altri paesi e fedi come parte di una sola esistenza, comprese in un’unica vita. Vi prego, viviamo questa verità e condividiamola con tutti. 
 
Questo richiederà audacia. Dovremo assumerci dei rischi. Ma facendoci molti altri amici – amici che amano e si prendono cura della gente di altri paesi e fedi come fanno essi stessi – condurrà alla realizzazione di un mondo in cui tutti possano vivere nel benessere e nella pace.
 
Vorrei concludere queste parole esprimendo la mia gratitudine per l’opportunità di condividere i miei pensieri con voi. Grazie per la vostra cortese attenzione.