Cari fratelli e sorelle universali,
mi complimento con gli organizzatori di questo convegno. Non ci sarebbe potuta essere una situazione più indicata e disperatamente opportuna delle presenti circostanze. Basta dare un’occhiata al panorama mondiale. Dopo lo shock delle due guerre mondiali, troviamo un consenso universale sulla necessità di pace, per l’eliminazione dei conflitti e la ricomposizione degli scontri attraverso il dialogo e abbiamo addirittura prodotto dei meccanismi come l’ONU per questo scopo. Ma con quali risultati?
Si trova a malapena un anno in cui non si possono contare conflitti in un qualche angolo del mondo, oltre ad una continua corsa agli armamenti, un accumulare armi di distruzione di massa, una sempre più crescente resistenza agli appelli alla ragione e, di conseguenza, un sempre più incombente spettro di una terza (e auspicabilmente ultima) guerra mondiale.
Se stiamo dunque cercando la pace, allontanandoci costantemente da questa, non c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato alla base? Qui ricordo le parole del maestro Buddha che ha detto “La pace viene dall’interiorità. Non cercatela senza”. In altre parole, siamo in pace con noi stessi in quanto individui? Se la risposta è no, non sarebbe assurdo aspettarsi che una società, un paese e l’umanità intera siano in pace, quando i componenti stessi non sono in pace con sé stessi? Dobbiamo affrontare questo discorso.
Un altro errore fondamentale nel nostro modo di pensare in questo campo è considerare la pace come l’obiettivo o il termine ultimo. Naturalmente, noi tendiamo a conseguirla con tutti i mezzi, compresa la guerra. Nessuno finora ha intrapreso una guerra per il proprio interesse puramente personale. E’ sempre avvenuto per un obiettivo più nobile - pace, giustizia etc. Siamo semplicemente incuranti del fatto che la pace è la condizione essenziale a priori per ogni altro obiettivo - Sviluppo, Stabilità, Felicità. Non dimentichiamolo.
‘Ci sono vie strette verso la Pace, ma la Pace è l’Autostrada verso il vero sviluppo di ogni genere.’
E’ strano ma vero che la vera chiave per la pace universale raggiunta grazie ad individui pacifici ci è stata mostrata dai nostri antenati. L’abbiamo semplicemente dimenticata. Credo fermamente che siamo qui per recuperarla, metterla in pratica e ripristinarla. Questa chiave è la PREGHIERA!
La preghiera è quel qualcosa di comune ed unico per tutta l’umanità, oltre le barriere di tempo e spazio, casta e credo. La preghiera è stata la risposta spontanea dell’anima umana quando l’homo sapiens ha acquisito consapevolezza di sé e dell’universo che lo circondava, nelle immortali parole di Immanuel Kant – il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me - che evocano apprensione, inquietudine e meraviglia. C’era un bisogno naturale di rassicurazione, consolazione e libertà dalla tensione. Preoccupazione, tensione e paure sono le nostre risposte istintive al concetto di “Altro”, di “Estraneo”. Ci risvegliamo e chiediamo “Amico o nemico?” E nel momento in cui sappiamo che è un amico, quelle risposte istintive svaniscono.
La preghiera ha avuto inizio dal bisogno di chiudere il divario tra “Io” e “l’Altro”. Potrebbe essere iniziata per placare o per ottenere un piccolo vantaggio, ma, con l’evolversi dell’umanità, anche la preghiera si è evoluta in un qualcosa di collettivo, un dialogo con “l’Altro” e si è spinta fino alla comprensione che “l’Altro” non è che la propria cosmica manifestazione suprema, risultando quindi in un’elevazione o un perfezionamento di noi stessi. Come l’ha definita Kierkegaard: “La funzione della preghiera non è quella di influenzare Dio, ma piuttosto di cambiare la natura di chi prega”.
Io rappresento Bharat, la terra della saggezza dei Veda, dove i veggenti vedici “vedevano” l’unità essenziale, ‘Advaita’ dell’intera esistenza e chiedevano, nelle parole di Ishavasya Upanishad “Quando comprendi che sei un tutt’uno con tutto ciò che esiste, chi odierai, temerai, disprezzerai o desidererai? Questi sono i vizi che sorgono dalla nostra autentica natura individuale. La vera preghiera ci permette di trascendere queste realtà e dunque di trasformare noi stessi. Troverete il canto di ‘Om shanti, shanti, shanti’ ripetere alla fine di tutte le preghiere e gli inni vedici. La preghiera è dunque il centro della religiosità e dunque di tutte le religioni.
Quando la tradizione vedica pronuncia pace, pace, pace tre volte, indica la pace interiore, la pace esteriore e la pace ovunque. La pace è stata investita della massima importanza nell’insegnamento e un inno per la pace (...) è necessario alla fine di ogni lezione e rito. E’ notevole come i veggenti vedici pregano a lungo per la pace così
... (Yajurveda 36:7)
Traduzione - Vi sia pace in paradiso, pace nei cieli, pace nell’atmosfera. Vi sia pace sulla terra e pace sulle acque. Vi sia pace per le foreste e pace per le piante, gli animali e le creature, pace in tutti gli esseri divini e nell’onnipotente Dio universale che tutto pervade. Possa tutta questa pace venire a me. Possa io fare esperienza di questa pace in eterno. Questo è il sogno e l’aspettativa del Rishis vedico.
Anche oggi il mondo è alla ricerca di pace nella famiglia, nella comunità, nel paese e nel mondo intero. Il Rishis vedico, tutti gli Acharya indù e i santi di tutte le religioni stanno dunque pregando per la pace perché la radice della pace è la pace nel cuore, e la soluzione certa per portare la pace dentro di sé è la preghiera e la meditazione.
Il più famoso e importante mantra Gayatri è meditazione e preghiera combinate insieme come dice - meditiamo sulla meraviglia del creatore e preghiamo che tutte le facoltà del nostro intelletto possano essere la via verso la virtù. Preghiere meditative come questa cambiano la persona da dentro. La meditazione è la miglior cura per ogni agitazione. Dunque, se volete essere totalmente in pace nella vostra vita, abbiate un angolo di spiritualità nel vostro cuore e nella vostra casa. Dobbiamo anche ricordare le parole di sua santità Dalai Lama, che dice: “Anche se provare a portare la pace nel mondo attraverso la trasformazione dei singoli individui è difficile, è anche l’UNICO modo "
La pace nel mondo dovrebbe essere anche compresa nel senso positivo del termine. La pace non è un mero stato di libertà da guerra e violenza. Non è solo evitare che le persone combattano, abbiano contese o creino interferenze o un accordo per fermare le guerre. Pace è vivere in armonia con noi stessi e con tutti coloro con cui condividiamo il pianeta - gli umani, gli animali, le piante e anche i 5 elementi - terra, acqua, aria, fuoco e cielo. Secondo la visione indù della vita, il Dharma è l’equilibrio tra la persona, la società, la natura e la fonte suprema che è Dio. Questo equilibrio si traduce naturalmente in quella piacevole e armoniosa tranquillità che è la pace.
Se questa pace deve essere stabilita, la mente umana deve essere allenata o trasformata. Questo è possibile solo se l’educazione ai valori è incoraggiata o se viene enfatizzata la spiritualità. L’abuso di aristotelismo ha reso il mondo moderno razionale, logico, sfruttatore, meccanicistico, materialista e auto-centrato. Ciò rende le nazioni espansioniste e aggressive, la società fanaticamente irrequieta e gli individui edonisti. La concorrenza spietata di questi livelli disturba l’armonia e la pace è minacciata.
L’approccio spirituale tramite la preghiera e la meditazione addomestica la psiche umana e la prepara ad avere cura e a condividere con gli altri, come dice la Sacra Bibbia, “ama il prossimo tuo come te stesso”. I semi di questo amore sono seminati nel cuore attraverso le preghiere.
Le preghiere sono solenni e umili richieste a Dio, esprimono gratitudine e ringraziano l’oggetto del culto. Rendono la mente temperata, sobria, serena, tranquilla e ricettiva. Solo in un simile terreno i semi della pace possono germogliare, crescere e fiorire. Il pensiero pervasivo dell’Amore universale naturalmente nasce da lì. La fratellanza degli uomini nasce dalla paternità di Dio! Lì sorge la pace. La Bibbia stessa inizia con una coinvolgente visione del giardino dell’Eden. Finisce con la speranza e la possibilità di avere di nuovo il paradiso in terra, ammesso che introduciamo i necessari cambiamenti. La preghiera non è magia. E’ consapevolezza messa in pratica. Non ci si può aspettare che Dio esaudisca le nostre richieste, a meno che non ci sia una intima connessione con l’anima.
“Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.” (Luca 21:34)
Il solo fattore che può rendere la preghiera del Signore concreta è un’attenta devozione e un'illuminazione piuttosto che un ripetere meccanico.
Le preghiere diventano più forti e efficaci quando fatte con il cuore e quando le nostre vite sono vissute secondo lo spirito della preghiera. In sanscrito si usa dire ...! L’articolazione delle parole deve essere accompagnata anche da emozioni e azioni coerenti nella vita quotidiana. Dunque non dovremmo solo pregare con le parole, ma anche prendere ispirazione dalle parole della preghiera e lavorare per un amore e una pace universali.
Perciò ci si aspetta che solo noi, persone radunate qui per questo nobile convegno e che la pensano così, lavorino per la pace. Gesù ha detto: Dio è amore, non temere, sii lieto, confida nella verità, ama il prossimo tuo come te stesso. Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio ” (Discorso della montagna, Matteo 5:9) La pace prospererà quando ce ne sarà desiderio quaggiù e Grazia dall’alto.
I veda pregano così:
…
O Signore – portami dall’astratto al concreto, dalle tenebre alla luce e dalla morte all’immortalità. Il filosofo, mistico Santo Shri Jnaneshwar Maharaj ha composto una preghiera universale 7 secoli fa: ...
Traduzione - Lascia che i malvagi tirino fuori tutta la loro malvagità, sviluppa un’inclinazione alle buone azioni e lascia che tutte le creature sviluppino tra loro una profonda fratellanza. Le tenebre del peccato svaniranno allora dal mondo e il sole del Giusto sorgerà e tutte le creature riceveranno tutto ciò che desiderano o vogliono.
La concisa e completa preghiera cantata in ogni angolo di Bharat da tempo immemore è molto significativa: ...
Possano tutte le creature essere felici, possano essere prive di malattie, possano tutte godere di visioni benauguranti e nessuno debba dover affrontare sofferenze.
Di cos’altro ha bisogno l’umanità? Penso che tutte le nostre religioni abbiano preghiere altrettanto nobili e filantropiche. Prendiamo tutti la decisione di adoperarci perché siano messe in atto! Invochiamo tutti le qualità spirituali come l’amore, il perdono, la creatività, lo spirito di sacrificio e il controllo degli istinti animaleschi. Camminiamo insieme, parliamo insieme e pensiamo in modo concorde. Facciamo sì che non vi siano conflitti tra religioni! Facciamo sì che tutte le religioni si uniscano per accettare le proprie visioni elevate l’una dall’altra! Lasciamo spazio tra noi alla fratellanza universale e all’amore! Rendiamo il mondo un’unica famiglia. Giungiamo le mani in preghiera e uniamoci a S. Francesco d’Assisi dicendo: “Signore, fa di me uno strumento della Tua Pace: Dov'è odio, fa’ ch'io porti l'Amore”. Allora sarò sicuro che le nostre preghiere faranno sì che Dio diffonda la pace su di noi, portando il paradiso sulla terra.
Shanti Shanti Shanti