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José Alejandro Solalinde Guerra

Direttore di "Hermanos en camino", Messico
 biografia
Benessere e pace a tutti voi, donne e uomini di buona volontà che vi fate carico con amore delle sofferenze e delle speranze delle persone più insignificanti delle nostre società. 
 
È un dono della vita e del Creatore che noi, persone provenienti da tutto il mondo e da tutti i mondi esistenziali, ci troviamo insieme qui e ora. La vostra presenza è un dono prezioso e unico.
 
Il mio enorme ringraziamento va alla Comunità di Sant'Egidio e naturalmente al nostro grande amico e fratello esemplare, Andrea Riccardi per il suo incredibile sforzo di organizzare ogni anno questo grande evento tanto ispiratore quanto stimolante.
 
Ci stiamo nutrendo di esperienze fresche, umanistiche e spirituali. Il tema dei migranti è sempre stato presente in questi forum internazionali e oggi voglio condividere con voi qualcosa di ciò che sta accadendo in America, in Messico e nella mia casa di accoglienza per migranti (Albergue), Hermanos en el Camino, situata a Ixtepec, Oaxaca, nel sud-est messicano.
 
Il mio Paese ha circa 130 centri di accoglienza per migranti (albergues), quasi tutti gestiti dalla Chiesa cattolica e, per la sua vicinanza agli Stati Uniti, è una tappa obbligata per tutti coloro che vogliono raggiungere gli Stati Uniti, oggi come oggi una potente calamita per i migranti di quasi tutto il mondo.
 
Quest'anno, 2023, il nostro Albergue ha registrato il più alto numero di Paesi di origine della migrazione. Oltre alla ormai quotidiana trasmigrazione da Honduras, Guatemala, Salvador e Nicaragua, sono arrivate persone da tutte le Americhe e dai Caraibi, ad eccezione di Uruguay, Paraguay, Suriname, Guyana e alcune isole delle Antille.
 
Dall'Asia sono arrivati da: Cina, Russia, Uzbekistan, Afghanistan, Sri Lanka, Filippine. 
 
Dal Medio Oriente: Yemen, Iran, Iraq, Siria, Libano, Giordania, Palestina ed Egitto.
 
Dei 54 Paesi africani, 28 sono passati per l'Albergue Hermanos en el Camino: Algeria, Marocco, Egitto, Etiopia, Eritrea, Mauritania, Mali, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Somalia, Senegal, Gambia, Burkina Faso, Ghana, Togo, Capo Verde, Sierra Leone, Costa d'Avorio, Camerun, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica Democratica del Congo, Congo Brazzaville, Uganda, Burundi, Angola.
 
Tra i Paesi che hanno incrementato il flusso migratorio passando per il nostro Albergue nel 2023 figurano: Mauritania, Senegal, Burkina Faso, Niger, Camerun, Gabon, Angola, Cina, Honduras, Haiti, Cuba, Ecuador, Venezuela, Perù e Nicaragua.
 
Mai prima d'ora avevamo assistito all'arrivo di provenienze così diverse!
 
Il nostro team si è quindi messo a indagare sulle possibili cause: perché quest'anno e non in quelli precedenti sono passati così tanti giovani e famiglie, soprattutto africani.
 
Abbiamo parlato con loro per nazionalità, documentandoci allo stesso tempo sui loro Paesi attraverso altre fonti di informazione. Le ragioni della loro migrazione transcontinentale verso gli Stati Uniti sono state questioni economiche, violenza e desiderio di lavorare in America per una vita migliore.
 
Mentre indagavamo sui diversi Paesi africani, siamo rimasti sorpresi e profondamente commossi dal loro attuale stato di precarietà e dall'abbandono di tanti bambini e donne. Com’è duro vedere milioni di esseri umani che sopravvivono in condizioni così disumane e ingiuste, mentre siamo ormai nel XXI secolo!
 
Abbiamo scoperto che alcuni dei Paesi dei migranti che arrivano da noi sono i più poveri del mondo! BURUNDI, SUD SUDAN e MAURITANIA.
 
Poi siamo passati alla storia di questi Paesi e di altri della regione: ci siamo trovati di fronte ad anni di colonialismo, violenza, esproprio delle loro risorse, crimini contro l'umanità, schiavitù, commercio di esseri umani. 
 
Le atrocità di Inghilterra, Portogallo, Francia, Spagna, Stati Uniti, ma anche di personaggi nefasti, ambiziosi e genocidi come Leopoldo II del Belgio, sono apparse come macchie vergognose e indelebili sulla storia. Il caso di questo re cattolico descrive la dinamica dell'Europa con l'Africa: le ricchezze vengono estratte con il lavoro forzato, portate nelle metropoli e spese per una vita di lusso ed eccessi, mentre gli africani muoiono di fame e maltrattamenti. La grandezza ostentata dall'Europa è avvenuta a spese dei popoli oppressi e sfruttati del Sud del mondo.
 
E poi, naturalmente, c'è stata la Spartizione dell'Africa nel 1885, proprio qui a Berlino, quando 14 Paesi colonialisti europei decisero la spoliazione del continente nero. L'attore principale di questo crimine storico fu Leopoldo II del Belgio.
 
A causa di molti fattori, non ultimo la censura del mondo, i Paesi colonialisti hanno adottato forme di controllo più civili, estraendo ricchezza e continuando a vivere a spese dei poveri: c’è stato il passaggio dal colonialismo al neocolonialismo, con cui l'Europa continua a trattare l'Africa.
 
L'enorme contrasto, la brutale disuguaglianza tra i Paesi europei e la maggior parte di quelli africani, dimostra che il regime neocoloniale è tuttora in vigore.
 
Se dipendesse dai Paesi neocolonialisti come l'Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti, rimarrebbero comodamente così come sono; ma i popoli si stanno svegliando e cominciano a ribellarsi, come nel caso dei Paesi francofoni dell'Africa occidentale e centrale.
 
Il risveglio della coscienza africana di fronte al neocolonialismo europeo
 
La regione colonizzata e neocolonizzata dalla Francia si sta ribellando alle ingiustizie della metropoli: ci sono importanti movimenti politici e sociali, e allo stesso tempo i social network stanno generando una comunicazione solidale tra la popolazione delle ex-colonie, oggi sprofondata nella miseria e nell'arretratezza. Cresce la consapevolezza che questa regione francofona possiede grandi risorse che sono state utilizzate per il benessere, l'alto tenore di vita francese, ma che sono mal pagate dalla Francia. La Francia è una potenza che, come altre in Europa, ha vissuto a spese del Sud. 
 
Queste nuove crisi in Africa, tra cui la lotta per l'acqua, minacciano già di scatenare un'emigrazione di massa, nel caso di uno scontro tra Paesi francofoni, tra Egitto ed Etiopia. 
 
La soluzione all'emigrazione dall'Africa verso l'Europa e l'America sta nel creare condizioni umane dignitose, infrastrutture adeguate, commercio equo, promuovere la crescita e lo sviluppo con il benessere sociale e rispettare l'autodeterminazione dei popoli. Infine, costruire la pace a partire da essi, senza manipolare, imporre o sostituire gli attori principali, che sono gli africani.
 
È bello che migliaia di persone provenienti da tutto il mondo siano riunite qui oggi per pregare per la pace; ma non possiamo soltanto fissare i nostri occhi su Dio, ignorando che egli è il Signore della Storia e che si aspetta anche che lavoriamo per la giustizia per gli impoveriti, specialmente in Africa. 
 
Se non vogliamo che i giovani e le famiglie africane si riversino in Europa e in America nei prossimi anni, chiediamo che coloro che hanno il potere di decidere a favore della trasformazione dell'Africa lo facciano in un contesto di cooperazione internazionale e tenendo in considerazione gli africani stessi.
 
Un ruolo importante in questi atti di giustizia è svolto dalle Chiese, dalla Chiesa cattolica e dalle religioni, che, in quanto autorità morali, sono chiamate a promuovere un dialogo tra le potenze europee e le ex-colonie e i Paesi neocolonizzati con il criterio che i poveri sono un soggetto degno della propria giusta trasformazione strutturale nella sostanza e non solo nella forma.
 
Altrimenti continueremo a occuparci degli effetti e non delle cause della migrazione.
 
Vorrei invitare tutti i presenti a prendere i propri dispositivi elettronici e a guardare le condizioni in cui sopravvivono i bambini, le donne e le famiglie nei Paesi più poveri dell'Africa e del mondo.
 
Ascoltiamo le voci profetiche di tanti missionari e missionarie che da anni ci mettono in guardia sulle condizioni subumane dei Paesi del Sud del mondo. Tra loro c'è Alex Zanotelli e tanti missionari cattolici e cristiani evangelici che danno la vita per i poveri.