Essere cristiani significa essere uomini di pace e operatori di pace. Tutti i padri della Chiesa hanno dichiarato inequivocabilmente che i cristiani sono i martiri della pace. San Nicola Cabasila afferma: i cristiani, in quanto discepoli di Cristo, che ha fatto ogni cosa per la pace, devono essere "artigiani di pace"– τεχνίτες ειρήνης. I cristiani sono una stirpe pacifica (eirenikon genon) sottolinea Clemente Alessandrino. Nulla caratterizza di più un cristiano dell’essere un operatore di pace. – scrive San Basilio.
All’inizio della Divina Liturgia, nella Chiesa ortodossa, le prime tre invocazioni del celebrante sono riferite alla grande questione della pace:
1. In pace preghiamo il Signore
2. Per la pace che viene dall’alto ...preghiamo.
3. Per la pace nel mondo intero...
Dopo aver ripetuto altre 18 volte l’invocazione per la pace, fino all’ultima preghiera: Dona pace al mondo, la Divina Liturgia termina con l’esortazione del Diacono: Procediamo in pace. Dall’inizio alla fine, l’idea della pace abita la Divina Liturgia.
Ma i cristiani non si limitano soltanto a pregare per la pace e a credere che Dio abbia progettato un mondo di giustizia, pace e unità, ma per la loro stessa fede sono chiamati a essere attivi costruttori di pace, radicati nella loro fede. Per la pace, non per la guerra, siamo stati costituiti, scrive Clemente Alessandrino. I cristiani, quindi, non sono solo persone pacifiche, ma anche operatori di pace. Il Signore stesso ha detto: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt. 5,9).
Non possiamo restare indifferenti alla sofferenza degli altri, alle ingiustizie, alle guerre e ai conflitti e allo stesso tempo dirci cristiani. Ogni cristiano dovrebbe essere un martire della pace, testimoniandola con la sua vita e le sue opere. Giovanni Crisostomo predicava: "Non credo nella salvezza di qualcuno che non si preoccupa della salvezza dell'altro". Criticò anche la Chiesa del suo tempo affermando: "Ci sono due tipi di guide cristiane: quelle che dicono "la mia parrocchia è il mio universo" e altre che dicono "è l'universo la mia parrocchia". Ovviamente, questo grande Padre della Chiesa era di quest'ultima opinione. In un'altra occasione predicava: "La guida della Chiesa deve prendersi cura non solo della Chiesa che gli è stata affidata dallo Spirito, ma anche della Chiesa tutta ovunque nel mondo".
Il beato operatore di pace è colui che testimonia Cristo e prende su di sé la sua croce: è pronto a perdere la vita per il Signore, perché crede alle sue parole: chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt. 16,25). Egli è colui che, forte della grazia dello Spirito Santo, si interessa ai conflitti umani per testimoniare la pace di Cristo, che non è come la dà il mondo (Gv. 14,27). La pace di Cristo nasce nel cuore dell'uomo, di lì sgorga, diviene amore responsabile e creativo e acquista una dimensione sociale. Solo chi ha trovato la pace in se stesso può riconciliare gli altri; se non siamo in pace con noi stessi non possiamo essere in pace con gli altri, e non possiamo essere in pace con noi stessi se non siamo in pace con Dio. L'anima deiforme non può nutrire odio contro un uomo e allo stesso tempo restare in pace con Dio - dice San Massimo il Confessore. La lotta per la pace non può essere separata dalla lotta per la giustizia, il regno di Dio infatti non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. (Rom. 14,17).
La pace è associata all’amore e alla santità e il beato operatore di pace è colui che ha in sé l’amore e vede in ogni persona, chiunque essa sia, l’icona di Dio; nel suo cuore non c’è odio né inimicizia. Se non saremo capaci di scorgere l'icona di Dio in ogni essere umano in questa vita, non vedremo il Volto del Signore nella vita che verrà, come scrive San Paolo: Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore (Eb. 12,14).
Essere un operatore di pace non è solo giusto a livello etico, ma lo è di più a livello ontologico. Se non siamo buoni e pacifici, il nostro essere si paralizza. Senza ombra di dubbio, non possiamo raggiungere il bene e la pace interiore solo con le nostre forze, se non siamo rafforzati dalla grazia di Dio, che ci raggiunge solo quando siamo in comunione con Lui e seguiamo i suoi comandamenti. Con le nostre forze non è possibile partecipare alla pace di Dio, ma con Lui tutto è possibile. La pace di Dio è un dono di Dio e fa parte della sua grazia. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22). La pace di Dio, essendo un'anticipazione del Regno, è come una medicina contro la paura, e protegge la nostra mente e il nostro cuore in tempi turbolenti e instabili. San Paolo scrive: E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. (Fil 4,7).
Il beato operatore di pace è sempre una voce e un testimone (martire) di pace. Non cerca compromessi con la verità del Signore, ma vive, opera e dice ciò che il Signore dice. Non dobbiamo predicare le nostre opinioni private, bensì la Parola di Dio e "la fede che fu un tempo consegnata ai santi". Comprendiamo che in tempi diversi e a persone diverse predicheremo in modo diverso, ma la conformità con il messaggio del Vangelo deve essere sempre preservata. Padre Florovsky scrive: “Bisogna essere sicuri di predicare lo stesso Vangelo che ci è stato trasmesso e di non introdurre un proprio "vangelo strano". La Parola di Dio non può essere facilmente adattata, o adattata ai costumi e ai transitori costumi di una particolare epoca, compreso il nostro tempo. Purtroppo, siamo spesso portati a misurare la Parola di Dio con la nostra misura, invece di mettere a confronto la nostra mente con la statura di Cristo. Anche la "mente moderna" è sottoposta al giudizio della Parola di Dio".
Nel nostro tempo, dove dominano bugie e mezze verità, c'è un disperato bisogno del ruolo profetico della Chiesa. Dobbiamo mantenere vivo questo spirito profetico, perché se perdiamo questo ruolo, perderemo di vista la vera missione della Chiesa. La Chiesa deve dire ciò che Dio continua a dire. Dio ci dice che da Lui origina solo la pace, e non la guerra: chiunque fomenta o giustifica la guerra non viene da Dio. Sappiamo dalle Sacre Scritture quanto fosse impegnativa per i profeti, e lo è ancora oggi, la frase, così dice il Signore. Tutti costoro sono stati perseguitati e uccisi per aver detto così dice il Signore. Le Scritture ci dicono anche che c'erano uomini che profetizzavano solo ciò che il re e il popolo volevano sentire. Questi erano i falsi profeti. Erano dei bugiardi che sostenevano di parlare in nome di Dio, ma parlavano per i propri interessi, ingannando il popolo. Il profeta Geremia denuncia i falsi profeti e i sacerdoti che agivano subdolamente con le seguenti parole: Curano alla leggera la ferita del mio popolo, dicendo: "Pace, pace!", ma pace non c'è. Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire. "Per questo cadranno vittime come gli altri, nell'ora in cui li visiterò crolleranno" (Ger 6,14-15).
Purtroppo, spesso oggi il ruolo profetico viene tradito per diversi motivi: dalla paura, alla mancanza di amore, alla tiepidezza della fede, all'interesse personale di vari gruppi, agli interessi politici ed etnici, sempre mettendo al primo posto la gloria dell'uomo invece della gloria di Dio. Saremo profeti dell'Altissimo o falsi profeti: non c'è una via di mezzo. Una fede tiepida non può salvare. Non dicendo la verità agli altri, dimostriamo di non amarli. Il più grande amico è quello che ci spinge verso la salvezza, e non quello che ci dice parole dolci. Spesso la verità non coincide con ciò che il potere e la gente del mondo vogliono sentire. Il cristianesimo non è per compiacere il potere mondano o per intrattenere le persone, ma per dire la verità e per salvarle. Il ruolo profetico della chiesa è quello di dire quello che Dio sta dicendo.
In conclusione, vorrei dire che viviamo in tempi in cui la pace è in pericolo e Dio chiede ai cristiani di essere testimoni (martiri) di pace. Nonostante le persecuzioni e le sofferenze, il Signore non ci abbandonerà e ci darà saggezza e coraggio per vivere la pace e la gioia di Gesù Cristo che ha vinto il mondo delle tenebre, dell'odio e del male, attraverso la sua opera di salvezza. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! – così ci insegna Nostro Signore (Gv. 16,33).