11 Settembre 2023 16:00 | Ekd

Intervento di Alfons M. Kloss



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Alfons M. Kloss

Presidente di Pro-Oriente, Austria
 biografia
• In un tempo in cui i conflitti armati e gli scontri violenti sono ancora diffusi così largamente sulla terra, in cui non lontano da noi infuria una guerra di aggressione contro l’Ucraina; in un tempo in cui il grido per la pace di così tante vittime in tutto il mondo resta inascoltato, è tanto più importante l’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio che dedica esplicitamente il meeting di quest’anno al tema del “Grido per la pace”. Sì, uniamo le nostre forze e le nostre preghiere per questo unico e urgente obiettivo, in tutta la sua audacia!
 
• Mentre mi preparavo per questo Forum incentrato sulla voce dei martiri, ero un po’ riluttante dato che ci sono altri rappresentanti in questo panel che possono parlare di questo tema con molta più autorevolezza e coinvolgimento diretto. Ma poi ho capito che esiste un ponte importante tra il tema di questo pomeriggio e il lavoro di Pro Oriente. La nostra Fondazione è stata attiva per quasi 60 anni nel campo dell’ecumenismo: cercando di portare più vicinanza alle Chiese dell’Est e alla Chiesa cattolica, camminando insieme sulla strada verso l’obiettivo dell’unità. E su questo cammino, la testimonianza unanime per il Vangelo ci lega, giorno dopo giorno, ovunque noi siamo.
 
2 • “Martyria“, “dare testimonianza“ significa l’espressione greca, è davvero il centro della nostra fede, e il nostro rispetto e la nostra venerazione vanno a quelli che hanno dato le proprie vite, testimoniando la loro fedeltà al nostro Signore attraverso la propria sofferenza. Nella sua Enciclica “Ut unum sint” sull’Ecumenismo, pubblicata nel 1995, il Santo Papa Giovanni Paolo II sottolineava la dimensione ecumenica di tali martiri, affermando che tutte le comunità cristiane hanno dei martiri per la fede in Cristo. Questo si riferisce non soltanto alle prime comunità Cristiane o al martirio dei secoli scorsi, ma anche al passato più recente e persino al tempo presente, a molte aree geografiche del mondo e a diversi contesti sociali in cui la violenza si abbatte sui cristiani di tutte le denominazioni, minacciando o talora strappando le loro vite come martiri. 
 
• Come Fondazione ecumenica abbiamo seguito con particolare attenzione quando Papa Francesco ha parlato in varie occasioni dell’“ecumenismo della sofferenza”, o dell’“ecumenismo del sangue”, o dell’“ecumenismo del martirio”; per esempio quando ha ricevuto il Papa Copto Ortodosso, Patriarca Tawadros, a Roma, il 10 maggio 2013; o quando ha pregato con il Patriarca Ecumenico  Bartolomeo davanti al Santo Sepolcro a Gerusalemme, il 25 maggio 2014, o quanto ha ricevuto a Roma il Patriarca Armeno Catholicos Karekine II, l’8 maggio 2014, dicendo: 
 
“le sofferenze patite dai cristiani negli ultimi decenni hanno portato un contributo unico ed inestimabile anche alla causa dell’unità tra i discepoli di Cristo. Come nella Chiesa antica, il sangue dei martiri divenne seme di nuovi cristiani, così ai nostri giorni il sangue di molti cristiani è diventato seme dell’unità. L’ecumenismo della sofferenza, l’ecumenismo e del martirio, l’ecumenismo del sangue è un potente richiamo a camminare lungo la strada della riconciliazione tra le Chiese, con decisione e fiducioso abbandono all’azione dello Spirito. Sentiamo il dovere di percorrere questa strada di fraternità anche per il debito di gratitudine che abbiamo verso la sofferenza di tanti nostri fratelli, divenuta salvifica perché unita alla passione di Cristo.” 
 
• Quando riflettiamo nei nostri tentativi ecumenici sui possibili progressi, e a volte siamo frustrati perché ci sembra di non fare passi avanti, l’esempio dei martiri potrebbe essere un’ispirazione importante per guidare i nostri sforzi. Ai martiri che sono morti per la loro fede cristiana non è stato chiesto se fossero ortodossi, protestanti o cattolici. Essi attestano la loro fede come cristiani. In tutta purezza ed essenza. Non dovremmo sentirci un po’ in colpa, noi che ci perdiamo in dettagli e opinioni avverse tra le nostre chiese, che non abbiamo raggiunto maggiori risultati sulla condivisione dei sacramenti o le celebrazioni comuni tra le nostre Chiese?
 
La chiamata dei martiri dovrebbe incoraggiarci a non limitarci allo studio degli ostacoli dogmatici e canonici che impediscono l’unità, ma non optare per un nuovo ecumenismo, un ecumenismo dinamico, un ecumenismo di vita, secondo le indicazioni di Papa Francesco, quando scrive: “Camminando insieme, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri!” (Evangelii Gaudium 246). In questo contesto sono convinto che le istituzioni ecumeniche – come la mia – dovrebbero guardare più in profondità nel concreto delle vite e delle testimonianze di alcuni martiri, perché possano accompagnarci nel nostro lavoro quotidiano ed aiutare noi cristiani divisi a diventare più generosi e aperti l’uno all’altro, legati alla verità fondamentale del “Martyria”, la nostra comune testimonianza del Signore. 
 
• Raggiungeremo l’unità, la riconciliazione e la pace soltanto quando proveremo a camminare insieme, in umiltà, con tutti i nostri fratelli e sorelle, creati a immagine di Dio, come siamo raccolti qui a Berlino in questi giorni, profondamente grati ai martiri delle differenti tradizioni per il loro esempio di perfetta comunione che stiamo cercando strenuamente.
 
• Permettetemi un ricordo personale, quanto rimasi colpito incontrando a Roma le attività di Sant’Egidio in memoria dei martiri cristiani del 20° secolo e, più di recente, nella Chiesa di San Bartolomeo. Che impatto profondo lascia nei visitatori quando studiano le tracce delle storie di vita delle diverse personalità e i loro contesti così diversi! Mi piace ricordare due delle personalità che vi si trovano, e che rappresentano il martirio come grido di pace estremo in tempi di guerra: Franz Jägerstätter, che partendo dalla sua profonda fede divenne un obiettore di coscienza durante la seconda Guerra Mondiale e fu condannato a morte, e Suor Restituta Kafka, che nello stesso periodo continuò il suo lavoro sociale a Vienna comunicando la buona notizia del Vangelo del Signore e perse anche lei la vita, condannata a morte nel 1942. Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio perché porta avanti la memoria dei martiri. Questi ci guidino, rafforzino la nostra fede e la nostra capacità di lavorare prontamente insieme, più vicini come cristiani, fondati sul Vangelo che tutti noi condividiamo!