Cari amici,
oggi, in quanto relatori di questa sessione, affermiamo tutti e tutte di rappresentare, ognuno a suo modo, i vari credo, che sono più o meno diversi e definiti da proprie caratteristiche..
Comunque, che li si definisca “interculturali”, “tra civiltà” o “interreligiosi”, tutti e tutte noi qui presenti siamo personalmente coinvolti in studi sul “Dialogo”, e se D-o lo vuole, noi ci uniremo a loro.
Parlo per me stesso se dico: non abbiamo ancora raggiunto il risultato sperato in questo ambito, ma sono lieto di vedere che abbiamo fatto grandi passi avanti, anche grazie ai nuovi sforzi di “Dialogo” intorno a noi.
Dobbiamo ricordare che il “Dialogo” è un cammino senza fine guidato dalla speranza. E’ un qualcosa che deve essere sostenuto.
Personalmente credo sia necessario evidenziare accuratamente che il “Dialogo” è sì necessario e di estrema importanza nelle presenti circostanze, ma il “Dialogo” rappresenta solo uno strumento e non l'obiettivo finale.
il “Dialogo” è solo un modo, seppure importante, per raggiungere l’obiettivo di “Creare la cultura della Convivenza insieme”, che aprirà la strada alla “Coesistenza” e al “Vivere insieme”, all’insegna della pace e della cooperazione.
Quello che intendo è: nonostante la distanza che sembra separarci dal traguardo e nonostante l’impegno richiesto per raggiungerlo, dobbiamo evitare di commettere l’errore di sostituire all’obiettivo finale qualsiasi mezzo o di rendere quel mezzo l’obiettivo finale.
Lo scopo principale è “Creare una cultura di coesistenza pacifica”. E il “Dialogo” è solo una delle strade percorribili. Si tratta di un bisogno del nostro tempo, proprio come l’istruzione, la comprensione, il rispetto reciproco, la giustizia e la necessità di garantire pari opportunità. in sintesi, è necessario per garantire in qualsiasi ambito un approccio umano e civile. Potreste anche considerare tutti questi elementi come ciò che porta il “Dialogo” a un livello superiore.
Dopo aver chiarito questi presupposti, possiamo concentrarci sugli atteggiamenti da seguire tutti e tutte per aumentare la cooperazione ed eliminare razzismo, xenofobia e intolleranza.
Cari amici,
anche chi tra noi desidera di più l’affermazione e lo sviluppo della cultura della “Coesistenza”, e chi prende parte ai maggiori sforzi in tal senso, considera spesso non necessario indicare le proprie previsioni riguardo il terreno dove potrebbe germogliare la “Coesistenza”. Esprimiamo la nostra opinione direttamente sulle istituzioni sovrastrutturali, come se ci fosse una convergenza di opinioni già ben definite sull’argomento.
In ogni caso, la solidità e la stabilità di una struttura non possono essere valutate senza tener conto del terreno su cui si è costruito. In altre parole, non importa con quanta precisione sia stata costruita, non si può avere la certezza della solidità di una struttura, se essa viene costruita in condizioni ambientali avverse e su un terreno non abbastanza solido.
Tenterò di condividere con voi ciò che, dal canto mio, spero di veder germogliare su questo terreno, e ciò che sarebbe necessario per renderlo fertile, permettendo alla cultura della “coesistenza” di affondarvi le sue radici. Non c’è dubbio: queste mie speranze devono essere arricchite, integrate e perfezionate. Speriamo, anche con le nostre preghiere, che l'Onnipotente i guidi e ci aiuti in questo nostro intento.
Cari amici,
personalmente credo fermamente che la cultura della “Coesistenza” possa esistere solo in un ambiente in cui ci sono un desiderio e una volontà comune a lei favorevoli. Posto questo come elemento più alto e più irrinunciabile, sperando di consolidare l'esistenza di una volontà comune riguardo questa problematica, vorrei portare la vostra attenzione sui seguenti punti:
penso che uno dei pilastri della “coesistenza”, forse il più importante, è l’insieme dei valori di origine divina acquisiti attraverso l’esperienza umana, che potremmo definire “Valori morali universali”, sui quali sono fondati i nostri credo.
Non è possibile per le istituzioni e le associazioni non direttamente legate a un sistema di valori morali compensare in qualsiasi altro modo queste mancanze, neppure con le leggi.
Ritengo che una delle più importanti condizioni per la formazione della cultura della “Coesistenza” sia “Porre fine alla alienazione”. Distinguere tra “Io e quelli come me” e “Io e quelli che non sono come me”, ovvero “gli Altri”, è sostanzialmente l’ostacolo più insormontabile alla formazione della cultura della “Coesistenza”.
La logica dietro il meccanismo “Noi nel giusto / Loro nel torto” finisce per creare la contraddizione tra “Noi” e “Loro”. Dal momento che siamo tutti fatti e fatte della stessa sostanza, dobbiamo dare per acquisito che nessuno di noi ha il diritto di rivendicare una qualche superiorità o precedenza su un altro essere umano. Non dimentichiamolo mai.
Penso che i valori alla base delle istituzioni pubbliche ed organizzazioni sono i “Comportamenti reciproci”, basati su “Benefici comuni” e “Interessi comuni”. Stabilire, sviluppare e mantenere una cultura della ”Coesistenza” è direttamente collegato al grado in cui i “Comportamenti reciproci” vengono applicati con trasparenza, assiduità e disponibilità. Credo che le tre parole chiave siano: Trasparenza, Assiduità e Disponibilità. In questo terreno può affondare le sue radici una cultura della “Coesistenza”.
Sono sicuro che conveniamo tutti che non è necessario ribadire che “Democrazia”, “Giustizia”, “Uguaglianza”, e “Libertà”, intese nel senso più ampio, siano le basi per la creazione di una cultura di "Coesistenza". Vorrei però sottolineare l'importanza del concetto di “Libertà di Parola e di Credo”.
Il concetto di “Libertà di Parola e Credo” non può essere ridotto alla libertà individuale religiosa o di pensiero: dovrebbe garantire a ogni individuo di trasmettere liberamente il proprio pensiero e le proprie idee nella vita quotidiana, senza che vi sia la minima possibilità di essere discriminati.
Bisogna ora sottolineare alcuni aspetti cruciali: una giusta condivisione dei profitti e delle ricchezze, parità di accesso all'istruzione, ricorso a cure medico-sanitarie, lotta radicale alla malnutrizione e alla fame, alla dipendenza dalle droghe, alla violenza su donne e bambini e opposizione al terrorismo, specialmente se indotto da motivazioni etnico-religiose.
Non penso che sia possibile dire di nutrire speranze nel futuro, finché tutto ciò accade, o almeno finché c’è una consapevolezza granitica dell’inevitabilità di tutte queste ingiustizie.
Cari amici,
se dovessi riassumere i miei pensieri, senza occupare più del tempo a mia disposizione in questo fitto programma, vorrei ricordare come le fondazioni volte alla formazione di una cultura della “Coesistenza” dipendono strettamente dalla ricerca delle “Aree comuni” a persone di tutto il mondo, e il loro graduale sviluppo.
Gli umani sono umani, senza distinzione di genere, credo, etnia, colore della pelle, nazionalità o luogo di residenza. Anche se possono sembrare diversi, i loro bisogni sono molto simili, se non addirittura gli stessi. Soprattutto, senza distinzione di genere, credo, etnia, colore della pelle, nazionalità o luogo di residenza, gli esseri umani sono fatti della stessa sostanza, e nessuno ha in diritto di comportarsi come se avesse una qualche superiorità, di escludere, umiliare o relegare ai margini gli altri.
Se vogliamo definire un “Messaggio cardine” da diffondere nel mondo, credo che questo dovrebbe includere ciò che ho appena tentato di riassumervi.
Vorrei scrivere “angoscia” sulla pioggia in modo che se ne vada con il vento.
Vorrei scrivere “odio” sulla neve in modo che possa essere cancellato quando si scioglie.
Vorrei scrivere “amore” sui bambini perché possano riempire il mondo e portare la vera pace.
Quindi dobbiamo insegnare ai nostri figli solo l'amore, non l'odio.
Vi ringrazio per l’ascolto e la pazienza.