1. Devo ammettere che non mi piace parlare di preghiera. Quando pregate, non dovete sprecare parole, consigliò una volta Gesù ai suoi amici. In effetti, esiste un modo di pregare fatto di chiacchiere. Ma anche parlare di preghiera può diventare banale e frivolo, e quindi rientrare nella critica di Gesù.
C'è un altro motivo per cui esito a parlare di preghiera. La preghiera è difficile da giustificare e spiegare, perché è assai inutile. Non serve ad altro che a sé stessa. Posso rendere conto del mio lavoro, perché il lavoro porta ad un prodotto utile. Per esempio, lavorare per la pace. La preghiera, invece, non è produttiva. Angelus Silesius una volta scrisse: "La rosa è senza "perché"; fiorisce semplicemente perché fiorisce. Non presta attenzione a se stessa, né si chiede se qualcuno la vede". Potremmo dire lo stesso della preghiera.
2. Parlando in modo piuttosto generale, distinguo due tipi di linguaggio. Un tipo contiene principalmente informazioni, mentre il contenuto dell'altro è chi parla. "Il treno per Monaco parte da Amburgo alle 13.30". Questa è un'informazione. È chiara e può essere verificata. Si può dire se il contenuto è sbagliato o giusto. Chiunque può capirlo. Il linguaggio dell'amore, della poesia e della preghiera è completamente diverso.
"Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora: non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie”. Questo non è un linguaggio che prende spunto dalla vita. Questa poesia sull'esito positivo delle cose trae la sua forza e la sua passione proprio da una situazione in cui i mali e la malvagità si trovano visibilmente sul cammino da percorrere, eppure non si vede nessuno degli angeli che dovrebbero sorvegliare le vie percorse.
Pregare significa condividere sé stessi e dare voce alla propria vita.
Pregare significa dare espressione alla speranza che non è ancora morta.
La preghiera è l'abbandono di una persona a questo misterioso Dio di grazia.
3. A volte la preghiera è stata descritta come un soliloquio, un atto per fare pulizia nella propria mente. Pregare è l’atto in cui una persona, per propria iniziativa, si arrende al misterioso Dio della grazia. Esprime il fatto che da soli non è possibile fare i conti con sé stessi. Nell'amore - e anche nella preghiera - viene superata ogni forma di autosussistenza e autosufficienza. Abbandonarsi alla grazia di Dio nella preghiera non è quindi un atto di vergognoso servilismo, ma un atto d'amore che riconosce di non poter trovare sicurezza solo in sé stesso.
In questo senso, la preghiera è la più alta forma di passività. Nel linguaggio corrente, l'attività è buona e la passività è cattiva. Un'attività, ad esempio il lavoro per la pace, che non conosce l'arte della passività diventa spregiudicata, senza scopo e spietata. La passività è la capacità di abbandonarsi. La libertà dalla costrizione di essere il garante della propria vita è fonte di nonviolenza. In questo senso, lavorare per la pace in tempo di guerra significa anche ammettere che la pace non è possibile semplicemente produrla e fabbricarla.
4. Il disaccordo è l'altra grande forma di preghiera. Esso per me include la supplica, il lamento e la disputa con Dio. Sospetto che solo chi è in grado di lodare possa anche lamentarsi, ribellarsi e resistere con passione. Entrambi gli atteggiamenti presuppongono una sorta di rapporto erotico con la vita - e nessuno dei due è indifferente a ciò che accade alla vita. Esprimersi davanti a Dio significa anche esprimersi come chi supplica e chi contesta.
Abbiamo motivo di lamentarci e di arrabbiarci con Dio per il fatto che il legame comune di preghiera con i cristiani ortodossi non è apparentemente abbastanza forte in questo momento da permetterci di fare fronte comune contro la guerra e l'aggressione. Questo ci irrita molto!
Dall'ebraismo impariamo che in ultima istanza ci si deve arrendere all'oscura volontà di Dio. E sarà la vita stessa, alla fine, a ratificare l'azione di Dio, nonostante tutte le morti che ci saranno state.
Ma prima c'è il lamento ed una richiesta, a gran voce, che la preghiera comune dei cristiani sia più forte della cecità e dell'aggressività nazionalistica.
5. Come si impara a pregare?
Pregare non è un'arte, ma un’abilità. La persona comune può impararla come impara a leggere, a scrivere e a cucinare. Non richiede una particolare devozionalità innata. Richiede però una certa attenzione alla vita, una certa passione. La capacità di avere desideri e la capacità di ritenere intollerabili certe cose. Si può pregare se si sa per cosa pregare.
Perciò la preghiera richiede alcune virtù prosaiche:
Regolarità, puntualità, perseveranza. Non richiede un'emozione ardente e consumante. Al contrario, di solito ci si sente a disagio in mezzo a persone che pregano con tanta passione. Pregare è un lavoro duro. "Oggi ho molto da fare, quindi devo pregare molto". Per non essere più costretto a fare tutto subito - e perché la mia preghiera non sia solo un pio esercizio per me stesso.