Aiutare i poveri è un elemento centrale dell’insegnamento etico di molte religioni. Come religiosi, noi riconosciamo questo come nostro dovere. Ma questo sembra generare pretese sul nostro stesso benessere e può quindi sembrare oneroso.
Ma può anche rappresentare un'opportunità e una fonte di energia per la vita spirituale. Questo è il caso del lavoro di Sant'Egidio, come io stesso ho potuto osservare. L’incontro con i poveri è l'occasione per mettere in pratica la propria fede e la propria umanità. Aiutare gli altri ci porta gioia.
I poveri sono per noi un segno spirituale. Gesù dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto" (Mt. 25:35)
La povertà di molti europei che esteriormente sembrano ricchi è invisibile. Si tratta di una povertà mentale e spirituale. Ce ne sono molti che sono soli, che non vedono alcuno scopo nella loro vita. In Finlandia, nel nord Europa, da dove vengo, il disagio mentale è considerato, infatti, una forma moderna di povertà.
Colui che è spiritualmente povero è una persona ansiosa. Non ha la forza di essere utile agli altri. Il compito fondamentale della religione è di liberare le persone da questa ansia interna. Allo stesso tempo la religione libera la gente per fargli amare i propri vicini. Essa li prepara a cercare i poveri e a servirli.
Proprio ora i più bisognosi di assistenza sono le molte persone che fuggono verso l'Europa a causa della guerra, della violenza e della fame. Nelle regioni in crisi del Medio Oriente e del Nord Africa, da dove i rifugiati vengono verso l’Europa, le religioni sono in conflitto tra loro. Fanno parte del problema; ma hanno bisogno di diventare parte della risposta. Solo attraverso il contributo della religione le persone possono vivere in sicurezza nei loro paesi d'origine.
La pace è il cuore di ogni religione. Compito della religione è quello di condannare la violenza in tutte le sue forme, non quello di sostenerla. L'azione dei leader religiosi ha un ruolo fondamentale in questo. Tra le religioni ci sono troppo pochi esempi di una buona volontà pacificatrice.
La religione ha un ruolo essenziale nel sostenere gli immigrati. Noi credenti dobbiamo sostenere il sogno che i poveri abbiano diritto alla dignità umana e a migliorare la propria vita. Non possiamo permettere che la portata della crisi dei rifugiati possa distruggere questo sogno.
La religione si prende cura dell’anima dell’uomo. Ma questo non può essere la sola preoccupazione della religione. Essa dovrebbe inoltre migliorare le situazioni che deturpano l’anima dell’uomo. La religione è necessaria per influenzare la società per consentire alle persone di raggiungere il loro pieno potenziale, materialmente e spiritualmente.
Nessuno di noi può risolvere tutti i problemi del mondo. Ma sicuramente l’individuo è, alla fine, in crisi. In tempi di crisi, la natura umana si rivela quando io guardo negli occhi il mio vicino che ha perso la propria casa, e lo vedo affamato o comunque in difficoltà. Il mondo non sperimenta la fame – la si percepisce nella pancia di una persona. Il mondo non sperimenta la violenza – è sentita solo dal corpo di una persona. Il mondo non sperimenta l’ansia – la si prova solo nell'anima di una persona.
Non possiamo eliminare la povertà ovunque, ma possiamo eliminarla per una persona alla volta. Non abbiamo bisogno semplicemente di andare avanti lamentandoci per la diffusione della povertà. E 'sufficiente se aiutiamo il povero che, in questo momento, è il nostro prossimo. Questo è quello che possiamo fare.
Quando cerchiamo di servire un povero, rispondiamo alla chiamata della nostra religione. A livello pratico, è la donazione di cibo, acqua e riparo. Ma non è solo un compito pratico; è anche spirituale.