12 Septembre 2011 09:00 | Residenz, Schwarzer Saal
La giustizia e l'amore nelle Scritture di Alexandr
Eminenza, stimati signori e signore, cari padri, fratelli e sorelle!
Permettetemi di ringraziare gli organizzatori dell’Incontro internazionale per la pace «Bound to Live Together. Religioni e culture in dialogo», dedicato ai problemi morali e spirituali del mondo contemporaneo, del dialogo tra civiltà e confessioni, per l’invito a intervenire in questa qualificata assemblea. Le mie particolari parole di ringraziamento vanno al cardinale Reinhard Marx e al professor Alberto Quattrucci.
Oggi viviamo in un mondo in rapida trasformazione. Fino a tempi recenti si era soliti collegare questa tesi esclusivamente alle tecnologie informatiche. Ma oggi siamo divenuti testimoni oculari di cambiamenti globali, politici ed economici, e perfino di variazioni nei confini degli Stati sulla carta del mondo, il che, naturalmente, è pure connesso al tumultuoso sviluppo dei mezzi elettronici di comunicazione. Il mondo cambia anche nel senso degli orientamenti valoriali: si stanno rapidamente svalutando i concetti di giustizia e di amore. L’assenza della giusta comprensione di questi concetti porta a conflitti tra le nazioni e tra le religioni.
Il Signore stesso, attraverso la Sacra Scrittura, ci dà la giusta comprensione della giustizia e dell’amore. Questa comprensione si attualizza attraverso la tradizione della Chiesa, che rende la Scrittura comprensibile all’uomo contemporaneo. Perciò compito della teologia moderna è il ritorno al senso autentico dei concetti di giustizia e di amore nella vita dell’uomo.
La giustizia si fonda sulla legge data oralmente da Dio ad Adamo ed Eva, che i loro discendenti, attraverso Set il giusto, custodirono fino al tempo del grande diluvio. In seguito questo concetto entrò nel mondo attraverso Noè dopo il diluvio e si rafforzò nel decalogo di Mosè. Il concetto di giustizia non è proprio soltanto alle religioni abramitiche, ma esiste anche in altre religioni e civiltà, ivi compresa l’unica tra le antiche civiltà antiche che si sia conservata fino ai giorni nostri, quella cinese. Questo concetto «li» significa legge, giustizia, anzi, più giustizia che legge (prof. Kolokolov). Le antiche fonti letterarie cinesi perciò insistono sul carattere sovrannaturale dell’origine del principio «li». Vediamo che nella notte dei tempi gli uomini capivano benissimo come il concetto di giustizia fosse stato dato dall’alto e rappresenti un valore indiscusso nella vita dell’uomo e della società.
Al di sopra della giustizia è l’amore, poiché è l’unica tra le definizioni di Dio possibili alla nostra lingua, già al limite del dicibile. Il concetto di amore supera il giuridismo dell’Antico Testamento. Il Nuovo Testamento, proprio in forza del fatto che Dio è amore, precede spiritualmente l’Antico, ne rivela il significato autentico. Ciò è mostrato molto bene nel libro di Giobbe il sofferente. Giobbe prega quel Dio che unisce l’uomo a Dio non con la legge della giustizia, ma per grazia, per il suo indicibile amore. Giobbe prega di dare al mondo Cristo, che è l’amore più alto. Ed ecco noi non troviamo in altre culture e religioni – ad esclusione delle religioni di tradizione biblica – tale concezione di Dio come amore, che insegna all’uomo a ripagare il male con il bene. Rivolgiamoci di nuovo all’esempio della civiltà cinese. Il padre della nazione, Confucio, nei «Dialoghi e giudizi» alla domanda dei suoi discepoli: «Con che cosa ripagare il male?» – risponde: «Con la stessa cosa. Altrimenti con che cosa ripagherete il bene?».
Vi è un concetto che riunisce in sé i concetti di amore e di giustizia. È il concetto di giustizia di Dio [pravda]. Esso è molto caratteristico per la tradizione filosofico - religiosa russa. Lo hanno sviluppato nei propri lavori tali brillanti rappresentanti della scuola filosofico - religiosa russa quali Berdjaev, Chomjakov, Losskij, Florenskij e altri. L’idea basilare di questa scuola è la ricerca del Regno di Dio e della sua giustizia che unisce la giustizia e l’amore. Sono famose le parole del santo Aleksandr Nevskij, il gran principe, il cui nome recentemente attraverso una votazione popolare è stato dichiarato «Nome di Russia». Egli diceva: «Dio non è nella forza (ivi compresa la forza della legge), ma nella giustizia (la giustizia di Dio)».
Il concetto di giustizia di Dio ha un significato assolutamente pratico per la società moderna. L’amore per la giustizia della Patria del Cielo, secondo la parola del santo giusto Giovanni di Kronštadt, inizia dall’amore per la patria terrena. Se non aspiriamo alla pace, alla giustizia e all’amore nel mondo terreno, non acquisiremo il Regno di Dio, la partecipazione a Cristo nell’altro mondo. Da questo punto di vista, l’unica via di superamento dei conflitti nel mondo moderno è la via della giustizia di Dio.
Circa 20 anni fa il politologo americano Samuel Huntington nell’articolo «Scontro di civiltà?» avanzò per la prima volta l’idea che la ragione di tutti i conflitti contemporanei sia l’esistenza nel mondo di civiltà diverse. Oggi la logica conclusione di tale teoria consiste nella tesi dei leader dei paesi - guida europei sul fallimento del multiculturalismo.
Gli avvenimenti che avvengono sotto i nostri occhi nel Vicino e nel Medio Oriente, e in Africa settentrionale, ci fanno riflettere, da una parte, sulla ricerca di vie, di prospettive alternative alle contrapposizioni e ai conflitti all’interno del mondo multipolare e multiconfessionale; dall’altra, sulla crisi di tutto il sistema di valori della società contemporanea di consumo sfrenato. Un sistema di valori che deve basarsi sulla giustizia.
Possono oggi i paesi di diversi ecumeni custodire intatte le proprie identità religiosa e culturale e, al tempo stesso, vivere in pace nell’unica casa terrena? Quest’unica casa terrena è stata donata ai nostri progenitori Adamo ed Eva dal Signore Stesso, così come le verità che devono essere determinanti nella vita dell’umanità e di ogni uomo, ciò che oggi chiamiamo valori comuni, che uniscono tutti gli uomini.
Dio crea il mondo con abbondanza, dopo avere creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, Dio dice ai primi uomini: «Siate fecondi e moltiplicatevi, ed erediterete la terra». La parola chiave in questo imperativo è: erediterete. Essere erede significa essere non soltanto depositario della ricchezza, ottenuta per eredità, ma anche farla crescere. In altre parole, entrare nel mistero della creazione e diventare con-creatore, osservare la giustizia della Legge data da Dio e far crescere l’amore, poiché Dio è amore.
Oggi l’umanità si suddivide in una moltitudine di diversi tipi di culture. Quali conclusioni possiamo trarre dal riconoscimento della realtà della varietà dell’umanità? Essa rappresenta un principio necessario della storia, un valore che è indispensabile custodire? Sì. Un fatto storico noto lo conferma: in Russia non ci sono mai state guerre di religione. Ciò è reso possibile dal carattere particolare, pacifico dell’Ortodossia russa, per suo spirito organicamente respingente ogni violenza religiosa.
Il santo giusto Giovanni di Kronštadt pregava ardentemente per i musulmani, che ricevevano guarigione; un fatto di cui ci sono molteplici conferme scritte. Conosciamo numerosi atti eroici di preti, monache e monaci ortodossi che, durante la seconda guerra mondiale, hanno salvato ebrei e zingari. Tale è stato l’atto eroico di madre Marija Skobcova, che a prezzo della propria vita ha salvato persone condannate a una morte terribile nel lager nazista.
Rappresentazioni di Dio, come fonte di giustizia e di amore, stanno alla base del sentimento di profondo legame tra le persone. Legami, parentele, che sono radicati nella natura umana, poiché ciascuno di noi, secondo la parola della Bibbia, porta in sé «l’immagine e la somiglianza di Dio».
Dalla dottrina sull’affinità delle nature umana e divina scaturisce la comprensione dei valori comuni a tutta l’umanità, che sono propri a tutti gli uomini e che caratterizzano l’umanità come un unico soggetto valoriale nei suoi atteggiamenti verso il mondo e verso se stessa.
Siamo convinti che sia indispensabile parlare apertamente del contenuto dei fondamenti dei concetti etici del cristianesimo, anche da un’alta tribuna. Perciò la Chiesa ortodossa russa sostiene in tutti i modi le iniziative internazionali orientate al rafforzamento dei valori comuni all’umanità, prende parte attiva a summit, assemblee, colloqui interreligiosi, tanto nell’ambito di programmi di grandi organizzazioni internazionali, quali l’UNESCO, quanto di propria iniziativa.
L’attività di strutture della Chiesa ortodossa russa quali la rappresentanza del patriarcato di Mosca presso organizzazioni internazionali di punta a New York, Ginevra, Bruxelles, Strasburgo, insieme a una serie di altre ragioni, ha condotto al fatto che il 20 gennaio di quest’anno il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione «Sulla situazione dei cristiani alla luce della libertà di coscienza della religione». Questo documento condanna la discriminazione e l’uccisione dei cristiani in vari paesi del mondo. In tal modo, per la prima volta il Parlamento europeo si è espresso su un problema che fino a ora si era soliti passare sotto silenzio.
Si possono chiamare esempi eloquenti di dialogo religioso il Forum mondiale «Dialogo di civiltà», esistente dal 2003, che si svolge regolarmente sull’isola di Rodi in Grecia, i summit mondiali dei leader religiosi, che si svolgono a Mosca, Astana, Baku, il vostro stimato convegno e altre iniziative.
«Il dialogo interreligioso deve giocare un ruolo cruciale nella ricerca della risposta di tutta l’umanità alle sfide del mondo attuale» - dice sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russe Kirill. «Oggi è molto importante fare in modo che a livello mondiale la voce delle assemblee interreligiose diventi più chiara e forte, concreta e convincente. È passato il tempo dei luoghi comuni, gli uomini di religione devono imparare a parlare con un linguaggio concreto, traducendo in categorie che siano ben note ai laici i profondi valori etici e religiosi…I leader religiosi devono essere degni del proprio alto nome e aiutare gli uomini a non perdere la prospettiva strategica della vita umana, la comprensione dei fini della realtà umana».
Nel Kazakhstan contemporaneo – la cui Chiesa ortodossa io rappresento – si è venuta a creare una situazione unica. L’amicizia tra i nostri popoli ha una propria lunga storia. I valori comuni, un legame stretto e profondo erano propri a tutti i popoli che abitavano lo spazio euroasiatico dell’ex impero russo. La popolazione russa, educata dalla Chiesa ortodossa, aveva forgiato nel proprio carattere una sensibilità nei confronti dei popoli di altre culture. Quale risultato di ciò, si è prodotto il fenomeno di una cultura russa cui portatori sono i rappresentanti dei diversi popoli e religioni.
Visto che il discorso è passato rapidamente al Kazakhstan, devo osservare che, secondo la parola del leader nazionale della Repubblica del Kazakhstan, N. A. Nazarbaev, l’Islam e l’Ortodossia costituiscono la base della stabilità dello Stato nel nostro paese. Insieme ai rappresentanti di altre religioni tradizionali, i musulmani e gli ortodossi portano un importante contributo alla costruzione in Kazakhstan di uno Stato moderno, potente, giusto, per la realizzazione della politica nazionale sulla base di rapporti di giustizia, fraternità e comprensione reciproca.
In conclusione del mio intervento, vorrei auspicare che noi tutti, partecipanti al presente incontro internazionale, facessimo tutto ciò che dipende da noi per il cambiamento del mondo contemporaneo, nello spirito di giustizia e di amore vicendevole verso le persone di diverse culture e religioni, sulla strada della realizzazione della giustizia di Dio.