APPELLO DI PACE
Convenuti a Roma nello "spirito di Assisi", spiritualmente uniti ai credenti di tutto il mondo e alle donne e agli uomini di buona volontà, abbiamo pregato gli uni accanto agli altri per implorare su questa nostra terra il dono della pace. Abbiamo ricordato le ferite dell'umanità, abbiamo nel cuore la preghiera silenziosa di tanti sofferenti, troppo spesso senza nome e senza voce. Per questo ci impegniamo a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace.
In questa piazza del Campidoglio, poco dopo il più grande conflitto bellico che la storia ricordi, le Nazioni che si erano combattute strinsero un Patto, fondato su un sogno di unità, che si è poi realizzato: l'Europa unita. Oggi, in questo tempo di disorientamento, percossi dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, che minaccia la pace aumentando le diseguaglianze e le paure, diciamo con forza: nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno!
Le guerre e la pace, le pandemie e la cura della salute, la fame e l'accesso al cibo, il riscaldamento globale e la sostenibilità dello sviluppo, gli spostamenti di popolazioni, l'eliminazione del rischio nucleare e la riduzione delle disuguaglianze non riguardano solo le singole nazioni. Lo capiamo meglio oggi, in un mondo pieno di connessioni, ma che spesso smarrisce il senso della fraternità. Siamo sorelle e fratelli, tutti! Preghiamo l'Altissimo che, dopo questo tempo di prova, non ci siano più "gli altri", ma un grande "noi" ricco di diversità. È tempo di sognare di nuovo con audacia che la pace è possibile, che la pace è necessaria, che un mondo senza guerre non è un'utopia. Per questo vogliamo dire ancora una volta: "Mai più la guerra!".
Purtroppo, la guerra è tornata a sembrare a molti una via possibile per la soluzione delle controversie internazionali. Non è così. Prima che sia troppo tardi, vogliamo ricordare a tutti che la guerra lascia sempre il mondo peggiore di come l'ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell'umanità.
Ci appelliamo ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia, e non s'intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime. Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti.
Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace. Uniamo le forze per la vita, la salute, l'educazione, la pace. È arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte, per scegliere la vita, curare l'umanità e la nostra casa comune. Non perdiamo tempo! Cominciamo da obiettivi raggiungibili: uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del virus finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue.
A tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, diciamo: facciamoci con creatività artigiani della pace, costruiamo amicizia sociale, facciamo nostra la cultura del dialogo. Il dialogo leale, perseverante e coraggioso è l'antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza. Il dialogo scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana.
Nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili. Tutti abbiamo bisogno di perdonare e di essere perdonati. Le ingiustizie del mondo e della storia si sanano non con l'odio e la vendetta, ma con il dialogo e il perdono.
Che Dio ispiri questi ideali in tutti noi e questo cammino che facciamo insieme, plasmando i cuori di ognuno e facendoci messaggeri di pace.
Roma, Campidoglio, 20 ottobre 2020