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Serafim

Obispo metropolita ortodoxo, Patriarcado de Rumanía
 biografía
Cari fratelli e sorelle, vorrei innanzitutto ringraziare la Comunità di Sant’Egidio per avermi dato l’occasione di far parte di questo panel: La preghiera che trionfa sull’odio.
 
Nulla è più importante della preghiera, che trionfa non soltanto sull’odio, ma sul male e sulla morte, perché nella preghiera ci si unisce a Dio, che ci comunica la sua vita, i suoi doni, quali la pazienza, la bontà, la pace, la dolcezza, il controllo di sé, come dice l’apostolo Paolo.
 
Invece la preghiera è quella che viene meno considerata, perché esige la concentrazione del cuore, tutta la potenza e l ‘energia dell’essere umano, di tutti gli uomini e di tutto il cosmo. L’uomo è davvero un microcosmo che si ritrova nella preghiera. Il cuore è anche la casa di Dio, il suo luogo di elezione, ma non è una cosa facile entrare nel cuore per sentire la presenza di Dio e godere dei suoi doni.
 
Il nostro intelletto, i nostri pensieri si disperdono sempre dalla mattina alla sera in cose esterne, lavoro, studio, preoccupazioni per la vita, e il cuore, che viene trascurato, dimenticato, si indurisce, diventa insensibile ai misteri di Dio e anche ai misteri dei nostri fratelli dell’umanità ed a quelli della creazione.
 
Tutto è mistero e il mistero può essere colto soltanto dal cuore, non dall’intelletto. E, se l’intelletto viene separato dal cuore e disperso in mille cose, si esaurisce con il tempo e ci rende stanchi e malati.
 
E’ possibile quindi trovare l’equilibrio della nostra potenza interiore, che si radica nel cuore solo mediante la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, che è essa stessa una preghiera.
 
Ma per pregare bisogna essere motivati dalla fede, credere che Dio sia il nostro creatore, il nostro Padre che ci ama, ama ognuno di noi con il suo amore infinito e gratuito, così come siamo, buoni o cattivi, santi o peccatori. Quindi, per pregare, bisogna essere consci di peccare, perché non c’è uomo che non pecchi e il peccato non è un concetto giuridico, quindi: hai infranto la legge, devi essere punito. No. Dio non punisce nessuno, perché Dio è amore e l’amore non punisce, non si vendica, non si ricorda del male, ma perdona e abbraccia il peccatore, lo accoglie. 
 
Non è Dio che punisce ma è il peccato stesso a punire. Come? Dio è impresso nella natura di qualsiasi essere vivente, perché nell’universo ogni essere vive in armonia. Gli astri rispettano le leggi di Dio, impresse nella loro natura. Ci sono le leggi e non verranno infrante. Per questo nel cosmo regna l’armonia. La parola cosmos, in greco, vuol dire appunto armonia.
 
Soltanto l’uomo non rispetta leggi di Dio e per questo nell’umanità non vi è armonia. Non c’è pace, ma ci sono soprattutto difficoltà e guerra. Il peccato significa, quindi, vivere contro la propria natura stessa, trasgredire le leggi fisiche e morali, i dieci comandamenti di Dio, dati da Dio proprio perché in noi regni l’armonia, regni la pace, la salute dell’anima e del corpo.
 
Se non la rispettiamo, la natura si rivolta contro di noi, si indebolisce e ci fa soffrire. Tutte le nostre malattie, le nostre sofferenze fisiche e psichiche hanno quale causa la trasgressione, la violazione delle leggi della natura e delle leggi morali. Una parola saggia dice: Dio perdona sempre, la natura non perdona, invece, mai. Questo è un mistero. Nel nostro stato di peccatori, che ci fa soffrire, Dio non si allontana da noi, anzi è vicino a noi più che mai, e come san Paolo dice: “Là dove ha proliferato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”. Nella nostra sofferenza causata dal peccato, Dio ci avvolge nel suo amore infinito, ci dà coraggio e ci dà la coscienza di pentirci e di tornare alla normalità, al rispetto delle leggi di Dio, fisiche e morali. Nel suo pentimento il credente riconosce il suo peccato  - e la forza della sua potenza ontologica di salvarsi da solo. Si umilia e chiede a Dio, con una preghiera ardente, il perdono e il suo aiuto.
 
Non è sempre facile pregare, spesso i nostri pensieri si disperdono altrove anche durante la preghiera. Bisogna fare uno sforzo proprio di concentrazione, vale a dire chiudere l’intelletto, il pensiero, nelle parole della preghiera e, se preghiamo regolarmente, la preghiera si realizzerà sempre meglio, con più attenzione. Quindi, la preghiera ci diverrà cara, perché entrerà nel cuore e il cuore arderà di amore per Dio, per l’uomo, per tutta la creazione.
 
Alla domanda, che cos’è il nostro cuore nel Dio misericordioso? Diceva il Siro, è una fiamma che incendia il cuore per tutta la creazione. Per gli uccelli, per gli animali, per i demoni e per tutto ciò che è creato, perché l’uomo misericordioso si ricorda di essi e quando li vede i suoi occhi parlano con le lacrime, a causa della intensa misericordia che è entrata nel suo cuore.
 
A causa della sua grande compassione il cuore diventa umile e non può più sopportare di vedere o sentire un torto, e nemmeno la più piccola offesa nei confronti di una creatura. È per questo che prega sempre con lacrime per gli amici della verità e per quelli che gli hanno fatto un torto, per chi li ha protetti e per chi ha esercitato nei loro confronti la sua misericordia, grazie alla grande misericordia che imbeve il suo corpo. San Paolo ci esorta a pregare sempre, incessantemente e in ogni luogo. A casa, in chiesa, in viaggio, al lavoro, ovunque. In tutti i luoghi, dice il salmista, c’è il Signore della mia anima.
 
La preghiera è il sostegno del mondo, il mondo non può resistere senza la preghiera. La preghiera è l’illuminazione dello spirito, dell’intelletto. È una fortezza contro le tribolazioni, le tribolazioni della guerra. È la fonte di grazia, fa rimpiccolire la tristezza e la disperazione.
 
Negli uffici ortodossi diciamo spesso: ancora, ancora preghiamo il Signore. È l’esortazione che io vi faccio anche qui.
Grazie.