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Moshe Lewin

Grand Rabbin, Vice-président de la Conférence des rabbins européens, France
 biographie
Presidente grazie molte, perché lei è presidente della Amicizia ebraico-cristiana di Francia. Innanzitutto, desidero ringraziare la Comunità di Sant’Egidio per aver organizzato quest’anno l’Incontro Internazionale per la Pace a Parigi, dopo i giochi olimpici. Parigi, Sant’Egidio, i giochi olimpici - come dire? - è la forza del momento, la forza del corpo e della spiritualità. I giochi olimpici per il corpo, la spiritualità per Sant’Egidio. Il vostro impegno a favore del dialogo e della pace deve ispirare tutti noi. Grazie ai vostri sforzi l’evento ci permette oggi di riunire tanti partecipanti, provenienti da tanti orizzonti e tanti Paesi, favorendo in tal modo degli scambi profondi, che daranno un forte contributo a rafforzare i legami in seno alla comunità europea. 
 
L’argomento: quale futuro per l’Europa? È il tema della mattinata, è estremamente complesso, il titolo è: Europa, e non Unione Europea. Dunque, parlo dell’Europa in senso lato, senza limitarmi all’Unione Europea. In effetti, alla fine della Seconda guerra mondiale, ed è stato detto, l’Europa era devastata, a livello materiale e a livello morale, per le atrocità commesse durante la guerra, come la Shoah. Ma tanti altri crimini di guerra hanno mostrato la necessità di una riforma profonda dei valori sui quali poggiavano le società europee. Il Consiglio d’Europa è stato fondato nel 1949, in questo contesto storico segnato dalla barbarie nazista, dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale. Era una necessità urgente di ricostruire una società europea su una base di pace: democrazia e rispetto dei diritti umani, era diventato indispensabile. L’Europa da allora ha conosciuto un periodo di calma dopo la Seconda guerra mondiale, caratterizzato da una stabilità politica, collaborazione economica, cooperazione internazionale, senza precedenti. Eppure, questa pace è fragile e ora è stata messa alla prova, a dura prova, e noi dobbiamo riflettere profondamente. Queste sfide sono di natura diversa: aumento delle tensioni politiche nutrite da discorsi di odio. Tutto ciò mette a repentaglio la coesione sociale. E poi i populismi, che avanzano in Europa, mettono a rischio i valori democratici, primo fra tutti i diritti dell’uomo. Numerosi paesi si trovano di fronte a un invecchiamento della popolazione. Anche questa è una sfida, per i sistemi sanitari, pensionistici e di manodopera. La penuria di manodopera in alcuni settori necessita di soluzioni innovatrici.  E poi il terrorismo, la minaccia più presente in Europa. Abbiamo bisogno di una visione costante, con strategie efficaci, attraverso l’educazione e l’istruzione per prevenire la radicalizzazione.
 
La guerra in Ucraina ha degli effetti importanti sulla sicurezza europea, creando tensioni con la Russia, con la rivalutazione delle alleanze militari, In effetti la difesa europea, che ci è cara da tanti anni, è una questione che si ripresenterà, con tutti i rischi che noi conosciamo, con un disimpegno dopo le elezioni negli Stati Uniti. 
 
La crescita dei partiti populistici si accompagna al diffondersi di sentimenti antisemiti, con le divisioni sociali che ne derivano e l’Europa continua a far fronte a flussi migratori importanti. Ciò crea conflitti e instabilità in altre parti del mondo. L’integrazione dei migranti e la gestione delle frontiere sono argomenti di cui si discute intensamente in Europa e progressivamente assistiamo al risorgere dei controlli alle frontiere, un paese dopo l’altro, con effetto domino.
 
Le differenze economiche tra i Paesi della Unione Europea, e dentro i paesi stessi, aumentano le popolazioni vulnerabili e i rifugiati: è vero, le minoranze, purtroppo, sono colpite maggiormente. I paesi europei sono stati colpiti dall’inflazione, elevata, esacerbata da eventi mondiali, come il Covid o la guerra in Ucraina. E questo desta preoccupazione per quanto riguarda la crescita economica in un quadro generale di instabilità finanziaria.
 
Altro punto: l’antisemitismo. Vorrei sollevare questa questione: per me è il sintomo di una società malata. Ci sono statistiche sulla comunità ebraica nella Unione Europea, fornite dall’Unione Europea stessa e dal comitato per i diritti umani. È una situazione grave ed è urgente una soluzione dall’idra dell’antisemitismo. Ebbene, il 40% delle persone intervistate dice che l’antisemitismo è cresciuto negli ultimi 5 anni dell’inchiesta. Il 90% delle persone intervistate si sono trovate di fronte all’antisemitismo online nell’anno precedente l’inchiesta. Il 56% delle persone intervistate sono state vittime non online, e il51% attraverso i media. Il 47% dichiara di essere stati vessati perché sono ebrei. L’anno prima che iniziasse, la maggior parte era stata vittima di vessazioni. Le vessazioni antisemite si verificano generalmente per strada, nei parchi pubblici, nei negozi. La maggior parte delle persone intervistate è preoccupata per la propria sicurezza.  Con il passare degli anni le ricerche hanno mostrato che l‘antisemitismo stava crescendo in Medio Oriente, soprattutto nel periodo di tensione. Il 75% delle persone vengono considerate responsabili delle azioni del governo israeliano, per il semplice fatto di essere ebrei. Il 76%, nasconde la propria identità ebraica, occasionalmente il 34% evita degli eventi pubblici, perché non si sentono in sicurezza.
 
Da qui la questione odio online e attraverso le reti sociali. Si ricordava che in Europa molte cose sono cambiate, vi è una legge che deve essere rispettata, e si parlava della lotta contro la disinformazione, le fake news: nell’ambito della DSA, con molte vessazioni, che hanno provocato sanzioni. E poi quanti falsi moniti vengono lanciati! Non si riesce sempre ad individuare questi rischi per la società. Porto alla vostra attenzione tutti questi pericoli per delle semplici ragioni: molti hanno sentito parlare di un presidente di un piccolo Paese, l’arcipelago delle Isole Comore, che il 18 agosto presiedeva l’Unione Africana. Dunque, è una questione importante. Durante una preghiera del venerdì ha dichiarato: musulmani e cristiani devono coesistere. E va bene. Continua: noi dobbiamo vivere con i cattolici, ma anche con i maledetti ebrei, la collera di Dio si abbatta su di essi. Gli ebrei sono i padroni del mondo, non solo come noi, loro si nascondono, rimangono nell’ombra e si rivelano nel tempo opportuno. Vedete tutte le radici dell’antisemitismo. E queste frasi sono state pronunciate pubblicamente, attraverso anche le reti di informazione. Anche francesi? Chiedo. Quale paese ha condannato queste dichiarazioni? L’Unione Europea lo ha fatto? Ma nemmeno con un tweet! Il ministero degli Affari Esteri francese o ha fatto? No!
 
Noi abbiamo sollevato la questione. Io sono membro della commissione nazionale consultiva per i diritti umani e probabilmente ci sono altri interessi. Parlano tanto di arma migratoria, questa ha avuto i suoi effetti. Io ho trasmesso tutti gli elementi all’ONU, non vi sono state reazioni. Allora, dopo tutto ciò, dopo la descrizione del malessere generale e delle varie crisi, quali sono le possibilità per un futuro migliore? Anche parlando come religioso, ritengo che le religioni, insieme, debbono svolgere un ruolo cruciale nella preservazione e promozione dei diritti umani, attuando degli sforzi concertati, hanno la possibilità di utilizzare la loro piattaforma per promuovere i valori europei. Il pluralismo delle opinioni, sottolineando l’importanza del diritto internazionale, come la libertà di fede, contribuendo, dunque, a rafforzare il tessuto democratico della società. Parlavo con Nathalie poc’anzi, che conosce bene l’argomento. Nel 2015, dopo gli attentati in Francia, ci sono stati dei responsabili religiosi del comitato, eravamo amici, ci conoscevamo e per un anno intero abbiamo detto: non possiamo rimanere spettatori di questo dramma umano per il continente. Dobbiamo essere attori, non spettatori. Per un anno intero lo abbiamo detto. Dai leader religiosi ci si aspetta una parola istruttiva, e abbiamo elaborato un programma. Muovendo da un principio, che ogni religione ha ereditato una formazione molto buona per la propria religione, ma non una buona formazione per le altre religioni: sarebbe utile conoscere meglio le altre religiosi. Secondo lo stesso principio abbiamo deciso di elaborare un programma su vari moduli, come per esempio: religione-istituzione e religione-cultura. Ci siamo lanciati in una scommessa, rimaniamo insieme per 18 giorni, tutti noi, preti, rabbini, pastori, imam, e persone che lavorano con le religioni. Abbiamo lanciato questo programma otto anni fa e siamo giunti alla nona edizione. Bene, oltre 300 religiosi hanno imparato a conoscersi, lavorano insieme come ex studenti! Ci sono dei progetti comuni. Uno di questi era stato approvato dal primo ministro, il titolo era: libertà, uguaglianza, fraternità, fratellanza, valori repubblicani. Si prendeva in considerazione il riispetto dei diritti umani, e si analizzava la correlazione esistente tra diritti e valori europei e valori religiosi.
 
L’articolo 17 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, introdotta dal trattato di Lisbona, offre una base giuridica per un dialogo multipolare, aperto e trasparente, tra le istituzioni dell’Unione e le Chiese, le associazioni religiose e le organizzazioni filosofiche e confessionali.  Per ora sono incontri episodici, saltuari, ma ci vuole fiducia, volontà di azione, e deve andare avanti regolarmente e non saltuariamente. In Francia, nel 2010 abbiamo creato la Conferenza dei Responsabili di Culto, con lo stesso principio. Spesso i responsabili si incontravano, prima su invito dello Stato, ma poi abbiamo deciso di incontrarci da soli, come conferenza dei responsabili di culto, ovvero un incontro al vertice dei leader religiosi, 2 per ogni culto. Si incontrano ogni 3 mesi, almeno una volta ogni 3 mesi, per fare dei progetti. Il che significa che questo contatto esiste, è importante, non si limita ai capi, coinvolge la società. Altro metodo. Durante i giochi olimpici c’è stata una chiesa, un tempio, una moschea, una accanto all’altra nel villaggio degli atleti, al villaggio olimpico. E abbiamo lavorato su questo progetto con il ministero dell’Interno e il comitato olimpico per un anno intero. Questo ha permesso di conoscerci, di elaborare un progetto e vi posso garantire che, ad oggi, arrivano ancora messaggi. Ero uno dei grandi rabbini del villaggio olimpico, vi posso garantire che l’amicizia era molto forte, è molto forte. Noi abbiamo lavorato al servizio degli altri, eravamo capaci di lavorare insieme Altro metodo, sempre per quanto riguarda il villaggio. Noi passeggiavamo con un prete ortodosso, un imam, un rabbino. A un certo momento arriva un pompiere che chiede: “Ma posso fare una foto di schiena? -e io detto di sì - Perché ciò non si vede nella società”, Erano sorpresi che noi fossimo insieme, non si vede nella società! Conoscersi è importante, da una nazione all’altra, ma non solo. Come conoscersi? Conoscere l’altro è per me la chiave di volta di una pace duratura. Posso farlo in base alle mie funzioni. Ho viaggiato molto e sono stato anche in Arabia Saudita. 
 
Noi dobbiamo innovare, non dobbiamo pensare che l’altro sia sempre un eterno nemico, ma vedendoci vediamo che condividiamo valori comuni, e così nasce una amicizia. Sì, l’antisemitismo sta rinascendo, noi non possiamo combatterlo in modo isolato, si tratta di una lotta più ampia contro ogni forma di discriminazione. L’ebraismo insegna l’importanza della solidarietà con gli oppressi. Non parlo di religione, le comunità devono riunirsi per denunciare l’odio, qualunque esso sia. Che si tratti di minoranze rom, ebraiche, musulmane o altro, l’Europa deve rafforzare il tessuto sociale, la resilienza di fronte all’odio. Come dicono i pensatori ebraici, un unico uomo non può portare la torcia che illumina il cammino della verità. Insieme, aggiungo io, attraverso la pace, il dialogo interreligioso, noi porteremo la luce dell’armonia ed elimineremo le tenebre dell’ignoranza. Grazie.