Marc-Antoine Pérouse de Montclos
lnstitut de recherche pour le développement, Centre Population Développement (CEPED), Francebiographie
Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio per questa occasione.
Boko Haram è un vero enigma, a partire dal nome. La Nigeria è un paese di 170 milioni di persone. La situazione è molto complessa e quindi parlerò di due questioni in particolare.
Ci dobbiamo domandare perché negli ultimi 5 anni, Boko Haram si è rivolto contro i cristiani. In un summit africano del maggio scorso si è cercata una risposta a Boko Haram che si è diffuso in Cameroun, in Niger, in Ciad. Perché Boko Haram attacca i cristiani?
Dobbiamo guardare alle origini di Boko Haram. Questo gruppo è nato nella parte nord orientale della Nigeria, dove c’era un predicatore molto violento, Mohammed Yusuf, che ha scritto un libro in arabo ispirato da un gruppo salafita dell’Arabia Saudita. In questo libro non attacca direttamente i cristiani, ma dice: voi dovete stare lontani dai cristiani. Dunque questa era la dottrina di Mohammed Yusuf prima che fosse ucciso da un complotto.
Map by Institut français de géopolitique, 2013.
Source: Nigeria Watch (data: June 2006 - October 2013)
All’inizio della sua attività questo predicatore si faceva vedere in pubblico, ma quando l’esercito ha cominciato una campagna di repressione ha cominciato a nascondersi, a vivere in clandestinità. Questo gruppo è nato dalle ceneri di quello precedente e ha cominciato ad attaccare sistematicamente i cristiani. C’erano state anche nella prima fase alcune vittime fra i cristiani, ma solo perché erano considerati contro la shari’ah. Oppure erano stati uccisi perché collaboratori dei servizi segreti.
Solo dopo il 2010 sono iniziati gli attacchi pianificati contro i cristiani. Per esempio quello del Natale del 2011, che ha avuto molto risalto sui giornali francesi. E’ stato allora che il gruppo ha cominciato ad essere ben conosciuto.
Ci fu inizialmente una incomprensione: si è pensato si trattasse di una crisi religiosa tra musulmani e cristiani, ma Boko Haram non è questo, ma è piuttosto una guerra all’interno dell’Islam.
Dal 2010 in poi hanno cominciato ad attaccare i cristiani e voglio spiegare perché. Nel 2011 la situazione è peggiorata e nel 2012 è stato imposto un ultimatum ai cristiani perché lasciassero quella regione. Nel 2013 è stato proclamato lo stato d’emergenza, quindi Boko Haram ha avuto successo. Hanno veramente conquistato del territorio e adesso stanno conquistando terreno nella parte sud della Nigeria, la più popolata. Stanno conquistando città dove c’è una percentuale di cristiani più alta che nel nord.
Allora dobbiamo porci una domanda: hanno detto che vogliono istituire un califfato e stanno provando a farlo nel sud perché ci sono i cristiani o è solo per attrarre l’attenzione dei media? C’è, infatti, più attenzione dei media se loro agiscono in un’area cristiana.
Questa infatti, non è una guerra fra religioni: si tratta di un gruppo dissidente che ha lanciato una guerra contro i musulmani. Due terzi delle vittime dei Boko Haram erano musulmani, ed è logico perché la regione dove agivano era essenzialmente musulmana. Dopo l’esecuzione del leader, Yusuf, questo gruppo ha iniziato ad attaccare quelli che loro chiamano “cattivi musulmani”.
Perché allora attaccano i cristiani? Ci sono tre ragioni. La prima: perché sono un simbolo di potere. Sono considerati un simbolo della colonizzazione, perché vengono dal sud e sono stati sostenuti dal potere britannico. Boko Haram infatti è anche un movimento anti-coloniale che denuncia i difetti di uno stato costruito sullo stampo coloniale.
Un’altra ragione è che vogliono giocare il gioco dei media: vogliono che la gente parli di loro, che i media parlino di loro. Allora uccidono i cristiani. Grazie all’eccidio del Natale 2011 sono usciti sui giornali francesi. Abbiamo studiato questo fenomeno: noi sappiamo che la violenza fra i musulmani in Nigeria non appare sui giornali occidentali, ma se i musulmani uccidono i cristiani, allora se ne dà notizia.
Questo genera una incomprensione: è un’idea falsa che quella di Boko Haram sia una guerra tra cristiani e musulmani. La realtà è che i cristiani sono le vittime di una guerra che non era diretta contro di loro.
La terza ragione per cui Boko Haram attacca i cristiani è che, dopo la morte di Yusuf, volevano copiare il modello di Al Qaeda, un modello di livello mondiale. La stessa iconografia utilizzata dallo sheikh si basa su un modello di rivoluzione ispirata ad Al Qaeda.
Questo ci spiega perché veramente hanno scelto come obiettivo i cristiani.
Voglio rispondere ad un’altra domanda. C’è un grafico, forse non facile da leggere:
Fonte: www.nigeriawatch.org
quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza in Nigeria, nel 2013, c’è stato un grande aumento di morti, perché c’è stata una risposta militare a questo fenomeno. Quindi la situazione è estremamente seria: sentiamo parlare di campi di morte. E’ molto seria sia per i cristiani che per i musulmani.
Sono stato in Ciad per lavorare con i rifugiati. Loro fuggono da Boko Haram: per me è chiaro che una risposta militare non può risolvere questo problema.
Noi vediamo che dopo la risposta militare c’è stato un ulteriore aumento dei morti fra i civili. Ma questo è un conflitto asimmetrico, con i militari che combattono contro un gruppo armato. Quello che ci preoccupa è l’internazionalizzazione della repressione contro Boko Haram. Una gran parte del budget nigeriano infatti è dedicato proprio a combattere Boko Haram. Un budget molto alto.
Nei tre stati che sono stati considerati in emergenza, l’esercito non ha i mezzi per combattere a causa della corruzione. Boko Haram non è stato finanziato dall’Arabia Saudita, loro hanno preso le armi dall’esercito nigeriano, perché i Boko Haram non hanno un supporto internazionale così forte, ma loro vogliono internazionalizzare il conflitto.
In sintesi, a livello militare l’esercito deve essere messo a difesa dei civili, non portare avanti, come adesso, solo la repressione, ma deve impedire che i civili soffrano. Allora dobbiamo aumentare la risposta militare, ma l’esercito deve avere il mandato di proteggere i civili.
Quando si parla di Boko Haram molti lamentano il fatto che i leader islamici non lo condannano chiaramente. Ma bisogna capire che questi leader possono essere facilmente uccisi se condannano la violenza di Boko Haram. Quindi deve esserci una protezione per chi testimonia, per chi parla contro questa violenza.
Se non sono protetti, i civili non si contrapporranno.
Quello che dobbiamo fare è sradicare questo spirito, questa mentalità. Dobbiamo aiutare i giovani musulmani, molti dei quali sono disoccupati, a capire che Boko Haram è una perversione dell’Islam.
Ci sono molti fatti che provano che la risposta militare non è la migliore risposta per contenere questo problema. Ci deve essere una risposta sociale, che cerca di sradicare questo spirito: hanno bisogno di un aiuto umanitario, come i rifugiati che vanno nei paesi vicini.
Infine, si parla sui negoziati: quando vuoi negoziare c’è una posta sul tavolo, ma noi vediamo che il governo “commercia” con l’opposizione. C’è una guerra di parole su Boko Haram. E questo sta diventando un fatto elettorale e questo in qualche modo distrugge il dibattito. E’ stato dichiarato lo stato di emergenza, quindi si crede che ci sia una risposta militare. Quando vedete Scekéau pensate che non ci sia un margine di negoziazione, ma con questo tipo di conflitti bisogna mantenere il dialogo, è assolutamente necessario. Dobbiamo parlare della possibilità di un’amnistia. Dopo che hanno rapitole ragazze, sappiamo che loro hanno proposto uno scambio di prigionieri. Perché non lo abbiamo fatto prima con dei negoziati?