I video dell'evento
09:30
FORUM 1 - LAICI E CREDENTI: PER UN UMANESIMO DEL FUTURO
Ricomprendere fede, ragione, laicità. A 'Immaginare la pace' gli ingredienti di un nuovo umanesimo per il futuroUmanesimo, democrazia, garantire il principio di umanità che di fatto viene negato anche nei conflitti del presente. L'umanesimo del futuro, al centro di confronto moderato da Vincenzo Paglia, Presidente dell'Accademia Pontificia per la vita, ha bisogno di una laicità inclusiva, non esclusiva come quella che omologava, attraverso le colonie, la vita e la storia degli altri. Per Agnese Levallois, della Missione laique francaise, la laicità è una nozione importata dall'Occidente: solo nel Novecento si è aperta una riflessione su questo tema nel Medio Oriente. Si teme, anche nel comune sentire, l'omologazione.
La fraternità è stata la promessa mancata. Oggi eliminare la diversità diventa un crimine. Per l'arcivescovo Vincenzo Paglia, fede e ragione sono indispensabili l'una all'altra. Oggi siamo in un tempo nuovo, in cui per la prima volta nella storia l'uomo può distruggere se stesso e il creato. Dunque tutti, laici e credenti , siamo chiamati a una responsabilità comune, quella di salvare il creato e l'umano sul livello umano, sociale, politico, economico. Attenzione a una fede priva di cultura. Si è affermato l'iperindividualismo, si parla di egolatria, ma il futuro è il noi, una convivenza arricchita dalle diversità di ciascuno. La Pace e troppo importante e anche per questo non va lasciata solo ai politici.
"In Tunisia si è molto dibattuto della contrapposizione tra islamisti e laicisti - rileva Nadia Marzouki, sociologa che ha lavorato negli Usa e in Francia - Negli Usa e Italia ho incontrato comunità, prevalentemente di chiese cristiane, che si mobilitano sia per credenti che non credenti, anche dando sepoltura ai migranti morti. Ho incontrato ebrei che hanno lottato per vincere la contrapposizione con il mondo arabo. Attenzione: anche i non credenti possono essere estremisti. Occorre trovare il modo di fare intervenire i credenti nel dibattito politico sociale, senza i pregiudizi dell'estremizzazione laicista". Siamo in un tempo di assenza di grandi mobilitazioni ma ci sono dei testimoni, quindi occorre immaginare nuovi mondi, anche collaborando insieme a partire dagli scarti della società che possono diventare la pietra angolare della nuova costruzione umanistica. Un lavoro silenzioso ed efficace, svincolato dalla pressione del giudizio sui risultati immediati.
C'è una pressione della globalizzazione che porta all'omologazione secondo Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo, Presidente della Conferenza episcopale francese. Pur cercando l'unità occorre accettare le diversità come è stato evidenziato nell'incontro di Dubai tra Papa Francesco e il rettore dell'università di Al Azar Ahmed Al Tayyeb. Invece si assistono a manifestazioni di un feudalesimo brutale. Per Mauro Ceruti, filosofo, "la specie umana è giunta all'auto annientamento e siamo oggi obbligati a uscire dall'epoca della guerra che paradossalmente ci ha fatto sviluppare il senso del comune destino". Di fatto viviamo in una nuova età geologica, perché la terra è collegata in tutti i suoi estremi, interconnessa e interdipendente in ogni sua parte. E' l'umanità ad essere divisa. "Il valore della convivenza è sempre messo alla prova, anche noi ne siamo responsabili - ha detto Olav Fykse Tveit, presidente della Conferenza episcopale di Norvegia - Di fronte alle attuali guerre, occorre che i rappresentanti religiosi trovino il modo di sfuggire dall'appropriazione di guerre ritenute come sante". Intanto anche nelle guerre in corso non viene garantito il principio di umanità che viene invocato solo a parole, come denuncia Tarek Mitri, che è stato ministro in Libano ed ora è rettore dell'Università di San Giorgio a Beirut.
Modera
Vincenzo Paglia
Arcivescovo, Presidente della Pontificia Accademia per la vita, Santa Sede
Interventi
Éric de Moulins-Beaufort
Arcivescovo, Presidente della Conferenza episcopale francese
Alain Minc
Saggista, Francia
Agnès Levallois
Vicepresidente della Mission laïque française
Mauro Ceruti
Filosofo, Università IULM, Italia
Olav Fykse Tveit
Vescovo, Presidente della Conferenza episcopale della Chiesa di Norvegia
Nadia Marzouki
CNRS-CERI Sciences Po, Francia
Tarek Mitri
Rettore, Università San Giorgio di Beirut, Libano
09:30
FORUM 2 - UNA POLITICA CHE GUARDA AL FUTURO PER LE MIGRAZIONI
Per l'Europa e gli Stati Uniti la sfida umana ed educativa dell'integrazioneSylla, Diaz, e tutti gli altri. Ma ve le immaginate le recenti Olimpiadi e Paralimpiadi senza di loro? Al forum dedicato al tema “Una politica che guarda al futuro per le migrazioni”, all’incontro internazionale ‘Immaginare la pace’, Daniela Pompei, responsabile dei servizi ai migranti della Comunità di Sant’Egidio, alla presenza di Didier Leschi, Direttore generale dell’Ufficio francese dell’Immigrazione e dell’Integrazione, ha ricordato le storie di successo degli atleti medagliati alle olimpiadi e alle paralimpiadi. Hanno i volti di Myriam Sylla, pallavolista nata a Palermo da genitori ivoriani, e Andy Diaz, triplista di origine cubana. Storie diverse, la prima si inserisce in una migrazione economica e l’altro in una richiesta di protezione internazionale, con un tratto comune: l’incontro con cittadini italiani che sono stati disponibili a sostenerli all’inizio del loro percorso. L’inizio è un momento decisivo e critico. Lo è stato anche per il programma dei Corridoi umanitari di Sant’Egidio: per i 10 mila rifugiati giunti in Europa è stato decisivo l’apporto soprattutto nella fase iniziale di cittadini, gruppi, associazioni, disponibili a sostenere il percorso di integrazione.
Sul tema della cittadinanza, Pompei ha ricordato che già nel 2004, Sant’Egidio aveva lanciato una campagna per il riconoscimento della cittadinanza ai minori nati e cresciuti in Italia: bambini che si sentono italiani, che non sono considerati tali. Questa condizione di precarietà sociale e identitaria rappresenta uno svantaggio, ad esempio, nel loro percorso scolastico.
Il Prefetto Mario Morcone, Assessore alla Legalità, Sicurezza, Immigrazione della Regione Campania, ha espresso la preoccupazione per l’arretramento sul tema dei diritti in Europa, ispirato dalla crescita dei sovranismi e da false narrazioni. La sfida da raccogliere è quella dell’apertura di vie di ingresso legale in Europa.
Quella dell’integrazione è la vera sfida per tutta l’Europa, concordano i relatori. Chi giunge in Europa, a qualsiasi titolo anche per chiedere la protezione internazionale, rappresenta sempre una risorsa per le nostre società europee che vivono un inverno demografico. Serve un cambio di prospettiva che offra visioni di lungo periodo, sottolinea Catherine Wihtol de Wenden, Direttore di ricerca presso il CNRS, Sciences Po, Francia, oltre la risposta emergenziale.
Dominique Quinio, giornalista e Presidente onorario delle Semaines Sociales de France, osserva che alcuni in Francia provano un senso di "declassamento" e tendono a fare dello straniero un capro espiatorio. I politici, sia francesi che europei, non dovrebbero alimentare queste preoccupazioni, ma piuttosto calmarle, pur riconoscendo le sfide. L'accoglienza dell'altro e del diverso richiede che l'inclusione venga insegnata e sperimentata, non imposta per decreto.
La sfida delle migrazioni non è soltanto europea: toccante è la testimonianza di José Alejandro Solalinde, sacerdote messicano che sostiene i migranti che cercano di attraversare la frontiera con gli Stati Uniti. La tratta di esseri umani è espressione della disumanizzazione per cui i migranti, spesso con l’inganno, sono ridotti a merce. C’è una grave omissione educativa sul tema del rispetto e della convivenza. Questa è la sfida da raccogliere. Ci sono segni di speranza: il nostro lavoro con i migranti è costruire la pace. E la pace è sempre relazionale, non cade dal cielo, ma è costruita quotidianamente. Gli fa eco, Mark J. Seitz, vescovo cattolico della Diocesi di El Paso, presidente del Comitato sulle migrazioni della Conferenza episcopale statunitense, che ha offerto una lettura spirituale e biblica delle sfide poste dalle migrazioni, nella convinzione che ogni barriera è inutile e che nessuno si salva da solo.
Modera
Jan De Volder
Università Cattolica di Lovanio, Belgio
Interventi
Didier Leschi
Prefetto, Direttore generale dell’Ufficio francese dell’Immigrazione e dell’Integrazione
Mark J. Seitz
Vescovo cattolico, USA
Daniela Pompei
Comunità di Sant’Egidio, Italia
Catherine Wihtol de Wenden
Direttore di ricerca presso il CNRS, Sciences Po, Francia
José Alejandro Solalinde Guerra
Direttore di "Hermanos en camino", Messico
Dominique Quinio
Presidente onorario delle Semaines Sociales de France
Mario Morcone
Prefetto, Assessore alla Legalità, Sicurezza, Immigrazione della Regione Campania, Italia
09:30
Nathalie Loiseau, deputata francese al Parlamento europeo - In Francia si parla poco e male dell'Europa. L'Unione europea nasce dalla scommessa della riconciliazione franco-tedesca, penso a Mitterrand e Kolh che si tenevano per mano. Speriamo di vedere una foto simile anche da parte dei leader israeliani e palestinesi". L'Europa è attraente, "penso all'Albania ed ai paesi Balcanici. Tanti sono scettici verso l'Europa ma questa non perde la sua forza attrattiva. Tanti guardano all'Europa, pensiamo ai migranti che affrontano viaggi terribili per arrivare da noi "e questo dimostra che l'ideale europeo col suo sistema di valori non è in declino, eppure se non facciamo nulla siamo condannati ad una lenta agonia, perché troppo frammentati di fronte al mercato globale, troppo dipendenti dalle risorse altrui".
Modera
Jean-Dominique Durand
Storico, Presidente dell'Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia
Interventi
Giorgio Silli
Sottosegretario MAECI, Italia
Nathalie Loiseau
Deputata al Parlamento europeo, Francia
Aurélien Lechevallier
Direttore Generale per la Globalizzazione, Ministero dell'Europa e degli Affari Esteri, Francia
Markus Dröge
Vescovo evangelico, Germania
Moshe Lewin
Portavoce del Rabbino Capo di Francia
Tritan Shehu
Deputato, Albania
Michael A. Köhler
Professore, Ambasciatore del Grand Bargain, Unione Europea
09:30
Modera
Vittorio Ianari
Comunità di Sant’Egidio, Italia
Interventi
Moncef Marzouki
Ex Presidente della Repubblica di Tunisia
Gualtiero Bassetti
Cardinale, Italia
Gilles Kepel
Politologo, Francia
Khadija Benguenna
Giornalista di “Al Jazeera”, Algeria
Dominique Moïsi
Consigliere speciale dell'Istituto Montaigne, Francia
Naftali Haleve
Membro della Conferenza dei Rabbini d'Europa, Turchia
Ghaleb Bencheikh
Presidente della Fondation de l'Islam de France
André Vauchez
Storico medievista, Francia
09:30
Modera
Agostino Giovagnoli
Storico, Comunità di Sant’Egidio, Italia
Interventi
Fridolin Ambongo Besungu
Cardinale, arcivescovo di Kinshasa, Repubblica democratica del Congo
Marc Lazar
Professore, Sciences Po e LUISS, Francia
Andrea Malaguti
Direttore, La Stampa, Italia
Donatella Di Cesare
Filosofa, Sapienza Università di Roma, Italia
Mahamat Saleh Anadif
Ex Ministro degli Affari Esteri, Ciad
M'hamed Krichen
Giornalista di "Al-Jazeera", Tunisia
Zaid Mohammed Bahr Al-Uloom
Direttore dell'Al-Khoei Institute, Iraq
09:30
FORUM 6 - SOLIDARIETÀ CON I POVERI E PACE
"I poveri sono un soggetto", strade per una loro vera integrazione nelle città.Modera
Ambrogio Spreafico
Vescovo cattolico, Italia
Interventi
Emilce Cuda
Teologa, Segretario della Pontificia Commissione per l'America Latina, Santa Sede
Joan
Metropolita ortodosso, Albania
Huang Bingzhang
Vescovo cattolico, Repubblica Popolare Cinese
Anuradha Shankar
Attivista ghandiana e Rappresentante del Peacebuilders Forum, India
Oliver Schuegraf
Vescovo luterano, Germania
Thomas Schwartz
Presidente di Renovabis, Germania
Henrik Stubkjær
Vescovo, Presidente della Federazione Luterana Mondiale
Yoshinori Shinohara
Segretario generale della Conferenza asiatica delle religioni per la pace, Rissho Kosei-kai
09:30
Ma l’Africa non va indentificata solo i suoi problemi: mentre l’Europa invecchia – e nel 2050 rappresenterà meno del 5% della popolazione mondiale – l’età media del continente africano è di 20 anni. «I giovani africani, però, sono diversi dai loro padri – ha spiegato Mario Giro, della Comunità di Sant’Egidio – perché sono più individualisti ed imprenditori, e il senso di comunità, l’ubuntu, è meno forte». E Jean Mbarga, arcivescovo cattolico del Camerun ha aggiunto «occorre formare giovani competenti che amino i loro paesi e desiderino non emigrare. Per questo, prima dell’economia, il punto di partenza è la promozione umana».
Modera
Mario Giro
Saggista, Comunità di Sant’Egidio, Italia
Interventi
Anne Désirée Ouloto
Ministro di Stato, Ministro della funzione pubblica e della modernizzazione dell'amministrazione, Costa d'Avorio
Souleymane Bachir Diagne
Filosofo, Senegal
Marc-Antoine Pérouse de Montclos
Istituto di ricerca per lo sviluppo, Centro per lo sviluppo della popolazione (CEPED), Francia
Giulio Albanese
Direttore dell'Ufficio per la cooperazione missionaria, Diocesi di Roma, Italia
Philippe Orliange
Direttore esecutivo, Agence Française de Développement
Jean Mbarga
Arcivescovo cattolico, Camerun
16:00
Hussein Kavazovic, gran mufti di Bosnia Erzegovina, vi aggiunge un modo particolare di vivere la memoria. Lui ha firmato nel gennaio scorso a Srebrenica, dove furono massacrati oltre 8 mila musulmani, un documento con la Rete internazionale dei figli dei sopravvissuti ebrei alla Shoah: si mantiene aperto un canale di comunicazione tra le due fedi anche nei momenti in cui la violenza sembra prevalere. Le due realtà si sono impegnate a lottare insieme contro guerra, razzismo, discriminazione, che sono stati aspetti che hanno favorito l'incubazione di odio mortale e genocidi.
Modera
Élisabeth Béton-Delègue
Ex Ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede
Interventi
Mohammed Said Al-Maamari
Ministro degli Affari Religiosi, Oman
Fridolin Ambongo Besungu
Cardinale, arcivescovo di Kinshasa, Repubblica democratica del Congo
Donia Kaouach
Direttrice Generale della Fondazione Leaders pour la Paix, Francia
Husein Ef. Kavazović
Gran Mufti di Bosnia e Erzegovina
Ibrahim Faltas
Vicario della Custodia di Terra Santa
Nelson Moda
Comunità di Sant'Egidio, Mozambico
Jérôme Tubiana
Medici Senza Frontiere, Francia
16:00
È una lunga storia di amicizia quella che lega Sant’Egidio ai rappresentanti delle grandi religioni dell’Asia. Dalla preghiera di Assisi del 1986 – ha ricordato Alberto Quattrucci di Sant’Egidio nel suo saluto di benvenuto – "è nato tra noi un linguaggio comune che è il dialogo". La grande Asia: una sfida per le religioni, recitava il titolo del forum all’incontro internazionale ‘Immaginare la pace’.
Le sfide che le società contemporanee in Asia devono affrontare sono molteplici e complesse. Abdul Mukti, segretario generale dell'importante organizzazione islamica indonesiana Muhammadiyyah, ha sottolineato l'importanza di affrontare temi cruciali quali il benessere e la salute mentale, l'invecchiamento della popolazione, l'aumento della solitudine, le crisi umanitarie, i cambiamenti climatici e le disuguaglianze sociali. Questi problemi richiedono non solo risposte pratiche, ma anche un nuovo livello di armonizzazione tra le religioni, che Mukti vede come fondamentale per immaginare un futuro di pace.
Secondo Antonio Salimbeni, del Movimento dei Focolari, il dialogo ha un potere trasformante, poiché si basa sull'ascolto reciproco e sul rispetto delle differenze. In questo senso, un continente come l'Asia, caratterizzato da una straordinaria pluralità religiosa, diventa un vero e proprio laboratorio di dialogo interreligioso.
Didi Talwalkar, dall’India, leader del Movimento Swadhyaya, ha espresso la convinzione che, sebbene molte volte la religione venga usata per dividere l'umanità, la devozione a Dio onnipotente può solo unire e mai dividere l'umanità, poiché esiste un solo Dio onnipotente. Kojitsu Kobori, capo sacerdote del tempio Sanzen-in di Kyoto, ha sottolineato due grandi sfide contemporanee: la povertà e il cambiamento climatico. Richiamando alla memoria gli incontri di preghiera per la pace tenuti sul monte Hiei, ha rimarcato l'importanza del rispetto per ogni religione e ogni forma di vita.
Secondo Kobori, l'Asia dovrebbe muoversi in questa direzione. Jsunekiyo Tanaka, presidente di Jinja Honchō, l'organizzazione che rappresenta i luoghi sacri dello Shintoismo in Giappone, ha parlato dell'importanza dei jinja (santuari) e della necessità di preservare la natura e il patrimonio culturale. Richiamando le conseguenze del cambiamento climatico, ha espresso l’urgenza di vivere in armonia con la natura, come insegna lo Shintoismo. L’approccio sostenibile dello Shintoismo può aiutare il mondo a superare la crisi ambientale attuale, incoraggiando il rispetto per la natura e la trasmissione di questi valori alle generazioni future.
Saluto di benvenuto
Alberto Quattrucci
Comunità di Sant'Egidio, Italia
Modera
Felix Anthony Machado
Arcivescovo cattolico, India
Interventi
Swami Atmarupananda
Monaco della Missione Ramakrishna, India
Michihiro Kiyose
Tenrikyo, Giappone
Kojitsu Kobori
Buddismo Tendai, Giappone
Hideki Morioka
Buddismo Nichiren-Shu, Giappone
Abdul Mukti
Segretario generale della Muhammadiyyah, Indonesia
Antonio Salimbeni
Movimento dei Focolari, Italia
Bhai Sahib Mohinder Singh Ahluwalia
Guida spirituale e presidente del Guru Nanak Nishkam Sewak Jatha, India
Didi Talwalkar
Leader del Movimento Swadhyaya, India
Tsunekiyo Tanaka
Presidente, Shintoismo Jinjya-Honcho, Giappone
16:00
Toccante la testimonianza di Anna Ikeda coordinatrice dell' Ufficio per gli affari delle Nazioni Unite della Soka Gakkai Internazionale, associazione che lavora da anni al disarmo nucleare, di ispirazione buddista. Anna Ikeda, ha riportato la memoria di una ibakushia, cioè una superstite: “Una cara amica che abitava vicina a me stava aspettando sua madre che doveva rientrare a casa con i suoi quattro fratelli e sorelle. Più tardi, mi ha detto che il secondo giorno dopo il bombardamento, un grumo nero che si muoveva strisciò in casa. Subito pensarono che fosse un cane nero, ma presto si resero conto che si trattava della loro madre; lei collassò e morì quando infine raggiunse i suoi figli. Cremarono il suo corpo nel cortile”. "Chi merita di fare una simile morte? - ha domandato Ikeda - Nessuno! Eppure il nostro mondo continua a spendere miliardi di dollari per mantenere i nostri arsenali nucleari!".
Jean Marie Collin, direttore Ican e premio Nobel per la Pace nel 2017, ha messo in guardia dalla 'deterrenza nucleare' che accresce in maniera esponenziale il rischio nucleare nei maggiori conflitti attivi: "L'unica soluzione è metterle fuori legge". Al confronto è giunto anche un messaggio dell'Alta Rappresentante per gli Affari del Disarmo delle Nazioni Unite, Izumi Nakamitsu, che ha sottolineato come "l'unico modo di onorare le vittime è ricordarle e lavorare per il disarmo nucleare".
Ha portato una testimonianza in video messaggio Wester John Charles, arcivescovo cattolico, a Santa Fe, in New Mexico, dove fu testato il nucleare nel 1945, lasciando conseguenze fino ad oggi' L'arcivescovo ha sottolineato come, l'insistenza della Comunità di Sant'Egidio per la Pace "mi ha ispirato più volte a perseverare in questa causa del disarmo nucleare'.
E' intervenuto anche Emmanuel Dupuy, Presidente del “Institut Prospective et Sécurité en Europe”.
Modera
Andrea Bartoli
Presidente della Fondazione Sant'Egidio per la pace e il dialogo, USA
Interventi
Emmanuel Dupuy
Presidente del “Institut Prospective et Sécurité en Europe”, Francia
Jean-Marie Collin
Directeur di ICAN FRANCE
Videomessaggio
Izumi Nakamitsu
Alto Rappresentante per gli Affari del Disarmo delle Nazioni Unite
John Charles Wester
Arcivescovo cattolico, USA
Interventi
Nemoto Masahiro
Rissho Kosei-kai, Giappone
Ivana Nikolic Hughes
Presidente, Nuclear Age Peace Foundation
Anna Ikeda
Coordinatrice del programma per il disarmo, Ufficio per gli affari delle Nazioni Unite della Soka Gakkai Internazionale
16:00
Cosa fare quando gli orrori del terrorismo e della guerra rendono il cuore muto e sordo? La preghiera è una forza interiore che rimette in discussione, che sblocca oltre le possibilità della ragione e ridona libertà interiore. Lo testimoniano a Parigi le parole di Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico: "Sono stato ostaggio più di quattro mesi in un bagno ma è stato per me un momento di grazia, ho vissuto in simbiosi con Dio, sostenuto dal rosario, ho sentito la Vergine Maria accompagnarmi nella prigionia. Nei momenti di disperazione, il rosario mi ha donato la pace nel cuore. Non mi hanno fatto perdere mitezza e sorriso nonostante le percosse. Ho guardato negli occhi i rapitori, con uno sguardo di amore. Loro erano prigionieri di odio, non io. Questa libertà interiore è una grazia che ci dà Dio per essere fedeli al suo amore. La preghiera vince sul male". A Mar Mousa col "cibo" della preghiera e della meditazione, Jacques Mourad ha vissuto tutto questo e "credere in questo aiuta i giovani a vivere una libertà interiore".
Il vescovo francese Emmanuel Tois, parla della preghiera come una forza diplomatica che comincia ad esprimersi "quando l'uomo si riconosce povero davanti a Dio". Si crea allora un clima interiore che combatte l'odio, come ha sostenuto a Parigi anche Abu Al-Qasim Al-Dibaji, della World Organization of Pan-Islamic Jurisprudence (Kuwait). A questo riguardo Angela Kunze-Beiküfner ha parlato della forza del digiuno fatto a Berlino perché cadesse il muro. "Più diventiamo uomini di preghiera più ci sentiamo responsabili verso il mondo", sostiene frère Mathew della Comunità di Taizé: "Nulla è più responsabile che pregare", richiamando l'osservazione di Olivier Clement sul nesso tra vita spirituale e solidarietà umana. Mathew ha partecipato a una marcia di 33 km portando insieme a tanti altri un sasso col nome di una persona in guerra per chiedere la pace: "La preghiera aiuta ad affrontare la complessità senza perdersi nello sconforto". Per Swami Amarananda (Ramakrishna Math and Mission, India) "Preghiera vuol dire che ci manca qualcosa e che siamo impazienti di ottenerla. La preghiera può essere un antidoto contro l'odio, perché silenzia automaticamente il male".